Vita più forte della morte
-Sulla speranza cristiana
(Books)EAN 9788839928689
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Indice
Premessa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
Parte prima
FUTURO E SPERANZA
1. La questione del futuro 13
2. Una dottrina delle 'cose ultime'' 18
3. Speranza e immagine 22
4. Il fondamento della speranza 30
5. Speranza nell''al di qua' ' speranza nell''al di là' 37
6. I limiti della speranza interna alla storia 46
7. Speranza e impegno nel mondo 55
8. Cristiani sono coloro che «hanno la speranza» 64
Parte seconda
LA MORTE ' E DOPO'
1. Esperienze della morte 69
2. La morte ' conseguenza del peccato' 77
3. Speranza oltre la morte 81
4. Risurrezione del corpo e/o immortalità dell'anima' 88
5. Risurrezione nella morte' 101
196 Indice
6. Nulla è invano 111
7. Dottrina della reincarnazione '
un'alternativa alla fede nella risurrezione' 114
8. La morte come decisione ultima' 130
Parte terza
LE 'COSE ULTIME':
PARADISO E INFERNO,
GIUDIZIO E PURGATORIO
1. Ciò che verrà è già anticipato nel presente 135
2. Paradiso ' «Communio sanctorum
in communione Trinitatis» 137
3. Giudizio ' unità di grazia e giustizia 147
4. Puri'cazione dopo la morte '
il lieto messaggio del 'purgatorio' 152
5. L'inferno ' il peso della libertà 162
6. Tuttavia, speranza universale! 169
Al posto di una conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 187
Bibliogra'a . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 189
Indice dei nomi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 193
A distanza di oltre trent’anni, G. Greshake fa a tutti noi un grande regalo, aggiornando e riscrivendo il suo volume sull’escatologia cristiana: Stärker als der Tod, già apparso in Italia con il titolo: Breve trattato sui novissimi (Queriniana, Brescia 1978). Questa volta la traduzione italiana rispetta alla lettera il titolo originale (Leben - Stärker als der Tod. Von der christlichen Hoffnung) e rende così esplicita l’intenzione di usare un linguaggio più immediato e comprensibile per l’uomo d’oggi. Fin dalla premessa iniziale risulta evidente che si tratta di una rielaborazione radicale dell’opera precedente, in quanto l’autore riconosce che le affermazioni di fede non sono formule preconfezionate e quindi anche le verità sulla «realtà ultima» necessitano di essere enunciate in modo diverso. Nei trent’anni trascorsi dalla prima edizione sono emersi nuovi interrogativi cui la fede è chiamata a rispondere, come ad esempio il problema della reincarnazione. Egualmente il tema del «giudizio» assume oggi un tono diverso dal punto di vista della «vittima e del carnefice», facendo eco alla nota affermazione di M. Horkheimer, per cui non possiamo rassegnarci che l’assassino trionfi sull’innocente.
Il volume è diviso in tre parti più o meno di eguale lunghezza. La prima è dedicata al tema del futuro e della speranza ed è forse quella più avvincente. La seconda tocca direttamente le domande che ci si pone sulla morte e sulla risurrezione del corpo. Infine nell’ultima parte vengono discusse le immagini relative alle «cose ultime» del paradiso, inferno, giudizio e purgatorio. Al termine, invece di una conclusione accademica, viene posta la famosa poesia di C. Peguy sulla speranza, la virtù che vede quello che sarà. Questa scelta finale mostra la sensibilità del teologo credente, consapevole che le parole umane non possono mai pretendere di esaurire il mistero della vita e dell’amore e solo i poeti ci possono far intuire qualche bagliore del futuro che ci attende. Tutto il volume è percorso come da un ritornello: non si tratta di «cose», di luoghi fisici, di realtà materiali, ma di persone, di relazioni fra l’io e il tu: è una storia d’amore che vuole essere speranza universale per tutte le creature che Dio ama.
Greshake afferma con chiarezza che non è facile il compito di annunciare oggi le verità cristiane sul destino dell’uomo. «I peccati teologici che si sono commessi e ancora si commettono nel campo dell’escatologia difficilmente si possono superare. Nessun altro tema teologico può offrire tanto facilmente motivi di ilarità come un esame del contenuto e dei metodi della dottrina tradizionale sulle “cose ultime”» (p. 19). Certo, ormai il tempo delle «fantasticherie teologiche» sull’aldilà sembra passato del tutto, ma si deve riconoscere umilmente che la predicazione e la catechesi di oggi non sono riuscite a sostituire tale visione nella mentalità dei credenti e meno ancora nella opinione dei non credenti. Così si può sorridere su domande del tipo: «La tromba del giudizio suonerà in tono maggiore o minore?», oppure: «Qual è la temperatura del fuoco infernale?», «Brucerà più dolorosamente il fuoco del purgatorio o quello dell’inferno?», ma non si può dimenticare che troppo «terrorismo religioso» è stato fatto sui quattro «novissimi». Circolano ancora nei libri devozionali (e anche in internet) i ritornelli di un tempo: «Vita breve, morte certa / Del morir l’ora è incerta / Un’anima sola si ha:/ se si perde che sarà? / Se perdi il tempo che adesso hai / alla morte non l’avrai. / Dio ti vede. Ti giudicherà». Invece di annunciare la pienezza di vita e di gioia del paradiso, si è troppo insistito sulle pene dell’inferno. Come dice J. Delumeau nel suo Quel che resta del paradiso: «L’iconografia dei giudizi universali ha attirato l’attenzione più con scene diaboliche che con le serene processioni degli eletti accolti dagli angeli» (p. 14). Per tutti questi motivi, pensiamo che la lettura di questo libro sia da raccomandare caldamente a sacerdoti, catechisti, educatori e a quanti vogliono seriamente interrogarsi sulle domande fondamentali del nostro vivere qui sulla terra.
Tratto dalla rivista "Credere Oggi" n. 169 (1/2009)
(http://www.credereoggi.it)
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