Citazione spirituale

Nostro figlio è dislessico

-

Manuale di autoaiuto per i genitori di bambini con DSA

 
di

Gianluca Lo Presti

 


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EAN 9788859006008

Disponibile in 5/6 giorni lavorativi
In promozione
Descrizione
Tipo Libro Titolo Nostro figlio è dislessico - Manuale di autoaiuto per i genitori di bambini con DSA Autore Editore Centro Studi Erickson EAN 9788859006008 Pagine 200 Data settembre 2015 Collana Capire con il cuore
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Gianluca Lo Presti



Nostro figlio è dislessico
Manuale di autoaiuto per i genitori
di bambini con DSA




Erickson
Indice




Presentazione (Claudio Vio) 9
Introduzione 15

Prima parte 
Capire e affrontare i Disturbi Specifici
di Apprendimento
Capitolo primo
Le difficoltà di apprendimento che un bambino incontra
a scuola 21
Capitolo secondo
Disturbi Specifici di Apprendimento: domande & risposte 35
Capitolo terzo
Tutto sulla diagnosi di DSA 45
Capitolo quarto
Dopo la diagnosi di DSA 57

Seconda parte  iutare uno studente con DSA
A
nell'apprendimento scolastico
Capitolo quinto
Pianificazione delle attività di studio
e tecniche motivazionali 73
Capitolo sesto
Strategie di studio per i DSA 101
Capitolo settimo
Potenziare le abilità di apprendimento 125
Capitolo ottavo
Attività dispensative e strumenti compensativi 143
Capitolo nono
Autonomia di studio nei DSA 169
Le 3 cose da ricordare dopo aver letto questo libro 175
Bibliografia 179
Appendici 185
Introduzione




Lasciate che vi racconti una storia.
In seconda elementare G. si era fatto ancor più nervoso e
irritabile, a tratti pieno di rabbia e permaloso, mentre i rapporti
con i compagni peggioravano. La differenza con il resto della
classe si era fatta evidente. Anche a casa la situazione non era
allegra: la sua resistenza si era fatta più forte e usava tattiche di
tutti i tipi per evitare di fare i compiti. Lasciava libri e quaderni
a scuola o tornava senza penne, senza colori, senza astuccio.
Glieli ricompravo, e li perdeva di nuovo. Una vera disperazione.
Ogni tanto svolazzava qualche quaderno o scappava qualche
urlo, insieme alla pazienza. Mi sarebbe servita una «mamma di
sostegno», o almeno qualcuno che mi spiegasse come aiutarlo.
Ero sola e un po' sconfortata. Il papà, un po' perché allergico alle
attività scolastiche, un po' per la preoccupazione di rivedere
come in un piccolo specchio il riflesso di personali sofferenze tra
i banchi, si teneva fuori. Non riuscivo a capire cosa gli impedisse
di imparare a leggere e a scrivere come gli altri, cosa lo portasse
ad avere un rapporto così faticoso con la scuola.

Il racconto è di Anna Di Lauro (2012), una mamma con
un figlio con DSA. Vi siete mai trovati in questa situazione'
Sappiate che non siete i soli, perché sono molte le storie simili a
queste che ascolto ogni giorno quando ho di fronte un genitore
che elenca tutte le difficoltà che incontra con il proprio figlio,


15
anche solo dall'iniziare a fargli eseguire i compiti a casa, sino ai
problemi nell'apprendimento della lettura, scrittura o calcolo.
Da qui nascono molti dubbi e domande, come, ad esempio:
Perché accade questo', Cosa ha mio figlio', Come posso aiutarlo'
Fino a quando un giorno si scopre che si è di fronte a un
disturbo specifico dell'apprendimento (DSA). Questo libro,
sulla base di anni di lavoro dedicato esclusivamente alla diagnosi
e all'aiuto di bambini, famiglie e insegnanti nell'ambito dei
DSA, è stato specificamente realizzato per guidare i genitori
di bambini con dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia.
Nella Prima parte del volume, «Capire e affrontare i
Disturbi Specifici di Apprendimento», si spiega in parole
semplici cosa sono i DSA, come si manifestano e le varie
implicazioni emotive che spesso si devono affrontare, cosa
fare e come comportarsi passo dopo passo con la scuola una
volta ottenuta la diagnosi, e come, ad esempio, ottimizzare il
Piano Didattico Personalizzato (PDP). Nella Seconda parte,
«Aiutare uno studente con DSA nell'apprendimento scola-
stico», si passano in rassegna, invece, le tecniche educative, le
strategie di studio, di potenziamento e le attività dispensative
e compensative per soggetti con DSA. Leggendo il testo, in-
contrerete inoltre dei box di approfondimento, realizzati da
esperti nei DSA o psicologi ' che ringrazio personalmente
sin da ora ' ai quali ho chiesto il proprio autorevole contri-
buto al fine di aiutare ancor di più con chiarimenti o guide
di maggiore specificità.1
Adesso tocca a voi. Leggete con attenzione, confrontatevi
con altri genitori e applicate giorno dopo giorno i consigli, i
materiali e gli strumenti di questo libro insieme ai vostri figli.
Fatene buon uso.


Ove non diversamente specificato, i box di approfondimento sono a cura dell'au-
1

tore.



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E se non fosse solo pigro e svogliato'

Solitamente, una delle prime cause che un genitore at-
tribuisce a questa situazione è che al bambino «lo studio non
interessa, ha la testa sempre su altro, non è maturo per studiare,
pensa sempre e solo a giocare».
Nonostante gli insegnanti cerchino di stimolare l'atten-
zione degli allievi e le scuole si dotino sempre più di adeguati
supporti didattici e multimediali, lo studio, nel suo complesso,
non incontra l'interesse di tutti gli studenti.
Tutto ciò si complica nel caso di alunni con difficoltà
nell'apprendimento scolastico, la cui fatica è oggettivamente
maggiore rispetto a quella dei compagni di classe. Spesso però
accade che insegnanti e genitori attribuiscano la causa di que-
ste difficoltà a motivazioni quali, ad esempio, «non gli piace
studiare e, quindi, non riesce nello studio». Rovesciando la
prospettiva, il dubbio che dovremmo porci, invece, è: a) non
gli piace studiare e dunque non riesce nello studio'; oppure b)
visto che non riesce nello studio, non gli piace studiare'
Chiunque di noi, del resto, messo di fronte a delle prove in
cui fallisce, spesso o ogni giorno, perderà con ogni probabilità
interesse verso quelle stesse prove.
Prima di capire in quali modalità e con quali strumenti i
genitori possono aiutare e sostenere nello studio i propri figli
con DSA, si fornisce, alla fine del capitolo, un breve questiona-
rio (Scheda 1.1) per indagare le loro aspettative nei confronti
del rendimento scolastico, dello svolgimento dei compiti e del
futuro formativo dei loro ragazzi.

Se tuo figlio ci vede bene ma legge male, tieni gli occhi aperti

Se man mano che la scuola procede, le difficoltà di vostro
figlio non sembrano diminuire, ma, al contrario, aumentano


27
nel corso degli anni (o dei mesi), le ipotesi da vagliare sono
quelle legate sia all'acuità visiva che alla sensibilità uditiva.
Infatti, non sono pochi i genitori che fanno eseguire ai figli
dei controlli della vista o dell'udito per verificare se vi possano
essere difficoltà sensoriali.1
Nella maggior parte dei casi con ipotesi di DSA, però,
questi esami danno esito negativo, e la conclusione a cui si dovrà
pervenire è che, evidentemente, le difficoltà di apprendimento
non sono attribuibili a tali cause.


Eppure è intelligente!
«Solo se sei intelligente puoi essere dislessico.»
Andrea, 11 anni, con dislessia lessicale
e disortografia di tipo misto

È il paradosso più grande. Il dubbio che assilla quasi tutti
i genitori è: «Perché pur essendo così intelligente e sveglio non
riesce nemmeno in semplici attività come la lettura, la scrittura
o il calcolo' Eppure in ciò che gli interessa riesce benissimo!».
Qualche genitore arriva anche a pensare che, viste le sue
capacità, il proprio figlio lo faccia apposta ad andare male a
scuola'
In altri casi, però, avviene il ragionamento opposto. Alcuni
genitori iniziano a pensare che alla base di queste difficoltà di
apprendimento vi possa essere un lievissimo ritardo cognitivo
generale.


A proposito del controllo della vista, la Consensus Conference PARCC (2011)
1

indica che segni e sintomi indicatori di problematiche visive potrebbero essere:
ammiccamento frequente; rotazione/inclinazione del capo; avvicinamento o al-
lontanamento del capo dal testo; occhio arrossato; lacrimazione eccessiva; chiusura
di un occhio; accentuati movimenti della testa durante la lettura. In questi casi
si consiglia sempre un esame oculistico approfondito.



28
TABELLA 3.1
Codici ICD-10 per DSA (Vio e Lo Presti, 2014)

' F81.0: disturbo specifico della lettura (dislessia).
' F81.1: disturbo specifico dell'ortografia (disortografia).
' F81.2: disturbo specifico delle abilità aritmetiche (discalculia).
' F81.3: disordine misto delle abilità scolastiche. Comorbidità di disturbo
specifico delle abilità aritmetiche e di lettura e/o ortografia.
' F81.8 : disturbo dell'espressione scritta (disgrafia in assenza di F82.1).
' F82.1: disturbo evolutivo specifico della funzione motoria (inclusa la
disprassia) per i disturbi della grafia (disgrafia).


Aggiornamento della diagnosi
Sempre l'accordo Stato-Regioni sulla diagnostica dei DSA,
al comma 3, articolo 3, indica che il profilo di funzionamento
è di norma aggiornato:
' al passaggio da un ciclo scolastico all'altro e comunque, di
norma, non prima di tre anni dal precedente;
' ogniqualvolta sia necessario modificare l'applicazione degli
strumenti didattici e valutativi necessari, su segnalazione della
scuola alla famiglia oppure su iniziativa della famiglia.
Concretamente, è da aggiornare al passaggio dalla scuola
primaria a quella secondaria di primo grado, oppure dalla scuola
secondaria di primo grado a quella di secondo grado, ma solo se
sono passati più di tre anni da quando è stata effettuata la preceden-
te diagnosi. Oppure è possibile una rivalutazione ogniqualvolta
sia necessaria una modifica sostanziale dei supporti didattici da
fornire a scuola.
È molto frequente riscontrare difficoltà linguistiche nei
bambini con DSA. Per capire meglio la relazione tra i disturbi
specifici del linguaggio (DSL) e i disturbi specifici dell'appren-
dimento, la collega Alessandra Luci ci aiuta a capire la differenza
con un breve ma esaustivo chiarimento in merito (box 3.1).


50
BOX 3.1 LA RELAZIONE TRA DISTURBI SPECIFICI
DEL LINGUAGGIO (DSL) E DISTURBI
SPECIFICI DI APPRENDIMENTO (DSA)
di Alessandra Luci*


Molteplici sono le connessioni tra linguaggio e apprendimento della
letto-scrittura, non foss'altro perché leggiamo e scriviamo parole. La
relazione tra questi due ambiti risulta evidente fin dalle definizioni
stesse date per i due disturbi di cui ci stiamo occupando; vediamole
insieme nel dettaglio.
La definizione di DSL (ICD-10, 1992) specifica che si tratta di condizioni:
' in cui l'acquisizione delle normali abilità linguistiche è disturbata sin
dai primi stadi dello sviluppo, quindi fin da quando il bambino inizia
a parlare;
' non attribuibili ad alterazioni neurologiche o ad anomalie di mec-
canismi fisiologici dell'eloquio, a compromissioni del sensorio, a
ritardo mentale o a fattori ambientali, da cui la definizione di disturbo
specifico, appunto, cioè non causato da altri fattori;
' spesso seguite da problemi associati, quali le difficoltà nella lettura
e nella scrittura; quest'ultimo punto già evidenzia che le difficoltà del
linguaggio alla scuola dell'infanzia spesso sono seguite da difficoltà
di lettura e scrittura in scuola primaria.
D'altro canto, la definizione di DSA (Lyon et al., 2003) specifica che
si tratta di:
' una disabilità specifica dell'apprendimento di natura neurobiologica,
quindi il bambino nasce predisposto a sviluppare il disturbo di letto-
scrittura;
' una condizione inattesa in rapporto alle abilità cognitive e alla
garanzia di un'adeguata istruzione scolastica; anche qui si sottoli-
nea la specificità del disturbo che non deriva da problemi di altra
natura;
' una condizione caratterizzata da difficoltà a effettuare una lettura
accurata e/o fluente e da abilità scadenti nella scrittura e nella de-
codifica, quindi il bambino legge e scrive lentamente e con errori;
' difficoltà che tipicamente derivano da un deficit nella componente
fonologica del linguaggio; di nuovo troviamo il riferimento a una
pregressa e precedente difficoltà di linguaggio.
Anche la letteratura istituzionale e scientifica sottolinea la stretta rela-
zione tra linguaggio e apprendimento della letto-scrittura: riportiamo
di seguito una revisione sistematica, per punti:



51
Capitolo quarto
Dopo la diagnosi di DSA




Accettare il disturbo specifico di apprendimento

Accogliere, e accettare in sé, la consapevolezza che il proprio
figlio ha un DSA non è una cosa così scontata. Infatti, se da
un lato moltissimi genitori provano un senso di liberazione e
sollievo, perché finalmente riescono a dare un nome alle tante
difficoltà che sino a quel momento hanno incontrato insieme
al loro bambino, dall'altro può capitare che qualche famiglia,
oppure anche un singolo genitore, non accetti a pieno il disturbo
specifico di apprendimento. Generalmente, possono verificarsi
due tipi di situazioni.
La prima è rappresentata da chi crede che il DSA sia
collegato a un ritardo generico, oppure che sia un problema
invalidante per la vita sociale, scolastica o lavorativa del proprio
figlio. Ovviamente non è così: anche se si tratta di esempi di cui
è preferibile non abusare (al fine di non far passare il concetto
che «se non sei un genio allora non sei dislessico»), parlare dei
dislessici famosi, in certi casi, può aiutare. Tra i tanti, è interes-
sante citare Ingvar Kamprad, il fondatore dell'IKEA, il quale ha
ammesso pubblicamente che la sua dislessia ha giocato un ruolo
importante nella creazione e nella crescita della propria com-
pagnia. Ad esempio, pare che abbia scelto di dare nomi svedesi
ai suoi mobili perché aveva difficoltà nel ricordare i numeri...


57
Dove studiare

Troviamo un luogo lontano dalle distrazioni, anche le più
banali. Facciamo in modo che l'attenzione non possa essere
distolta, ad esempio, dalla presenza di una finestra, un PC, o
magari di un animale domestico.
Sedia e tavolo di studio dovrebbero essere all'altezza del
bambino, la posizione ideale è quella nella quale riesce a toccare
il pavimento con l'intera pianta dei piedi (dunque non quando
ha i piedi a penzoloni o tocca con le punte); inoltre è impor-
tante che il tavolo non sia troppo in alto e, dunque, permetta
di scrivere senza fare fatica.
Se si dispone di più ambienti come quello indicato, allora è
bene lasciare sempre scegliere al bambino quale preferisce usare.


Come motivare mio figlio in 5 passi: la Tabella delle grati-
ficazioni

Una strategia che molti genitori usano con successo è la
cosiddetta token economy. Essa può avere varie applicazioni:
vediamo come usarla nel nostro caso.
Lo strumento che utilizzeremo è la Tabella delle gratifica-
zioni (Scheda 5.1): ecco di seguito i cinque passi da seguire per
utilizzarla al meglio.
1. Concordiamo un premio finale con nostro figlio. Può essere un
gioco, un'attività da lui prediletta o un oggetto (tablet, ecc.), la
cosa importante è che non abbia una scadenza decisa, come un
viaggio già programmato o la gita scolastica, e neppure coincida
con compleanni o ricorrenze varie. La scelta va fatta insieme al
bambino e dovrebbe ricadere su qualcosa che riuscirà ad avere
solo se rispetterà le altre regole scritte insieme al bambino. Il
premio va scritto di proprio pugno nella riga in basso della
tabella, con firma del genitore e del bambino, come un vero e


76
proprio contratto. Affinché sia sempre in mente e presente al
bambino, il premio finale può anche essere stampato su foto.
2. Spieghiamo la tabella nel dettaglio e mettiamola in un luogo
della casa in cui sia ben in vista, ad esempio attaccata sul
frigo o nella stanza del bambino.
3. Gratifichiamo, assegnando un punto «+ 1» ogni volta che
il pomeriggio il bambino esegue i compiti o gli esercizi di
potenziamento. Possiamo farlo con una semplice «X», op-
pure con un qualsiasi altro adesivo (ad esempio: possiamo
comprare della carta adesiva, scaricare delle piccole imma-
gini da internet e stamparle sulla carta che poi ritaglieremo,
applicando a ogni «+1» uno di questi piccoli adesivi). Se il
bambino non rispetta le regole e non riesce a conquistare il
punteggio «+1», non gli sottrarremo il punto dalla scheda
né gli daremo punizioni. Altrimenti rischieremmo di fargli
vivere questa attività come eccessivamente frustrante.
4. Assegniamo piccoli premi intermedi. Al raggiungimento di
5, 10 o 15, 25, ecc. «+1», possiamo anche concordare pre-
ventivamente delle piccole gratificazioni intermedie, come
cucinare il suo piatto o dolce preferito, andare in pizzeria,
acquistare un piccolo giocattolo, vedere un film, program-
mare un momento speciale da dedicare al bambino, invitare
un amico a pranzo, farlo dormire da un amico o da parenti.
5. Consegniamo il premio finale. Al raggiungimento della soglia
stabilita, che nella nostra tabella di esempio è pari a 50,
possiamo concedere il premio che avevamo concordato.

Per approfondire il modo di gratificare al meglio
e incentivare i comportamenti positivi

' Libro: Ti meriti un premio di Virginia Shiller (Trento, Erickson, 2012)
È un testo che, attraverso l'aiuto di tabelloni, medaglie, gettoni
sorridenti, buoni premio e molti altri tipi di materiali, presenta un
approccio positivo alla modificazione dei comportamenti problematici



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Antecedente Comportamento Conseguenza

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S CHEDA 5.2




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A te che cosa accade'



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mento che le conseguenze dell'episodio.
Prova anche a tu a fare questo esercizio.




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© 2015, G. Lo Presti, Nostro figlio è dislessico, Trento, Erickson
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Osservazione del comportamento




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Segna il «comportamento» problema di tuo figlio e, dopo, osserva

anticipare il problema: ciò dovrebbe cambiare sia il suo comporta-
che cosa accade poco prima che esso si manifesti. Cerca dunque di




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S CHEDA 6.1

Il mio diario amico
(Tratto da Grenci, 2013, pp. 141-145)


Il mio obiettivo: cosa voglio raggiungere
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I miei passi per raggiungere l'obiettivo
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2. _________________________________________________________
_________________________________________________________
3. _________________________________________________________
_________________________________________________________
4. _________________________________________________________
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5. _________________________________________________________
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È facile per me raggiungere l'obiettivo'
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122 © 2015, G. Lo Presti, Nostro figlio è dislessico, Trento, Erickson
SCHEDA 6.1 (continua)



Quali problemi potrei avere'
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Come immagino il momento in cui raggiungerò l'obiettivo'




© 2015, G. Lo Presti, Nostro figlio è dislessico, Trento, Erickson 123
Dislessia
La caratteristica principale della dislessia corrisponde a una
difficoltà nell'apprendere attraverso il canale della lettura. La
lettura, dopo tutto, altro non è che uno dei tantissimi canali
che posso utilizzare per apprendere un concetto. Ad esempio,
posso apprendere le vicende della Seconda guerra mondiale in
vari modi, attraverso:
a) la lettura diretta di un brano;
b) ascoltando le parole di un'altra persona (insegnante, genitore
o compagno) che legge;
c) tramite una spiegazione diretta;
d) un video;
e) delle immagini;
f ) una rappresentazione teatrale, ecc.
Dunque la lettura è, appunto, solo uno dei tanti canali
per apprendere un contenuto. Visto che però nella dislessia
il canale «lettura diretta di un brano» risulta deficitario, ciò
che faremo sarà evitare (dispensare) il compito di lettura al
soggetto, ma, al fine di garantirgli l'apprendimento, com-
penseremo con un altro canale di apprendimento (sintesi,
mappe, ecc.).

Dislessia
Dispensare da: ' Compensare con:
Lettura ad alta voce di un brano Far ascoltare il brano letto da
letto per la prima volta insegnante/compagno/genitore,
sintesi vocale o tramite audiolibro
Eccessivo carico di lavoro nei Attività di potenziamento consiglia-
compiti per casa, dove vi sono te come sviluppo delle abilità di
contenuti da apprendere in cui è lettura o strategie di studio
previsto l'uso della lettura Optare per uno «studio a tempo»,
ovvero non superare mai le 2 ore
pomeridiane per i compiti



147
Testi composti solo da parole Integrare con l'uso di immagini,
grafici, parole chiave e tabelle
nello studio
Eccessiva scrittura sotto dettatura, Tempi più lunghi per i dettati (+30%)
copiatura dalla lavagna Fornire materiale cartaceo/digitale
in sostituzione di quanto dettato (ad
esempio, verificare i compiti per
casa sul diario appena assegnati)
Attività in cui sia previsto che lo Dare solo il compito di comprende-
studente, mentre prende appunti sul re; usare dunque registratori audio,
quaderno, debba anche compren- fornire risorse digitali o schemi che
dere quanto viene spiegato riassumano la lezione sotto forma
di mappa concettuale con linee
del tempo
Non valutare... Valutare...
Studio mnemonico di regole orto- Uso in classe dei quaderni con
grafiche regole ortografiche e grammaticali
Studio mnemonico di procedure, Uso di tabelle e procedure rias-
tabelle o poesie suntive
Interrogazioni a sorpresa, o prove Programmare insieme allo studente
valutative ravvicinate tra loro, su sia la data che gli argomenti og-
argomenti da studiare attraverso getto delle interrogazioni. Risulta
l'uso della lettura utile suddividere lo stesso compito
anche in due date differenziate e
successive l'una all'altra
Uso mnemonico delle parole chiave Uso delle mappe concettuali, le
di un testo (ed esempio dispensa quali possono essere visionate du-
dal ricordare nomi di città, paesi, rante le interrogazioni (es.: mappa
luoghi o date e personaggi storici concettuale con i soli nomi di città,
o attuali) paesi, luoghi o date e personaggi
storici o attuali, richiedendo allo
studente di ripetere caratteristiche
e avvenimenti circostanti)


Disortografia
Nella disortografia il problema è che, se provo a esprimere
un concetto (tema o testi), o a svolgere degli esercizi attraverso


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Capitolo nono
Autonomia di studio nei DSA




Training autonomia nei DSA

Inutile negarlo: l'autonomia di uno studente con DSA è
di certo l'obiettivo più ambito da tutti: genitori, insegnanti e
operatori. Al fine di raggiungere questo risultato, appare indi-
spensabile seguire i successivi fondamentali 5 punti:
1. Chi si occupa di aiutare lo studente con DSA (genitore,
insegnante e operatore) deve conoscere in modo appro-
fondito di che cosa stiamo parlando. Come, ad esempio,
che i DSA si manifestano in soggetti con una buona in-
telligenza, che anche più di un DSA può essere presente
nello stesso soggetto, che ogni soggetto è diverso dall'altro,
ecc.
2. Serve l'aiuto concreto a scuola, ovvero che il PDP sia non
solo adeguatamente compilato ma anche e soprattutto
applicato in classe da parte di tutti i docenti delle singole
discipline.
3. È bene effettuare il prima possibile cicli di potenziamento
(o di metodo di studio se si è già in età avanzata), attività
che però vari in modo differente a seconda del tipo e dell'in-
tensità della dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia
presenti.


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