Citazione spirituale

La voce dei clienti

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Don Giuseppe Borzì il 24 ottobre 2016 alle 21:29 ha scritto:

Ottimo


andrea marchini il 24 ottobre 2016 alle 21:04 ha scritto:

Ottimo libro!


Gerardo Rapini il 24 ottobre 2016 alle 18:18 ha scritto:

Ho riletto il libro dopo molti anni. In gioventù è stata una lettura appassionante e non ha perso nulla della sua freschezza e incisività. E' davvero un classico sul Rosario da meditare ed applicare nella propria vita..


Catechista Egle Lombardo il 24 ottobre 2016 alle 15:44 ha scritto:

E' diventato il punto di partenza del programma del gruppo Preado di 2 e 3 media di quest'anno. Molto utili e di aiuto per gli incontri il materiale suggerito dal sussidio da ricercare sul sito ufficiale che viene indicato al suo interno.

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Catechista Egle Lombardo il 24 ottobre 2016 alle 15:44 ha scritto:

Questo manuale ha accompagnato le mie letture estive e tutt'oggi mi accompagna per prepararmi spiritualmente agli incontri con i ragazzi Preadolescenti di 2 e 3 media. Durante gli incontri utilizzo la terza parte del manuale specifica sul piano d'azione.


Catechista Egle Lombardo il 24 ottobre 2016 alle 15:44 ha scritto:

Consigliatissimo soprattutto per le catechiste. Utile e pratico tascabile da consultare velocemente per pianificare l'Anno Liturgico e da tenere sempre a portata di mano durante gli incontri di catechismo. Ogni anno ne ordino uno e ha ovviato l'acquisto dispendioso di agende voluminose.

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De Marco il 24 ottobre 2016 alle 13:47 ha scritto:

Ottimo libro complimenti prof Lopresti!

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Benedetta Gonnella il 23 ottobre 2016 alle 22:57 ha scritto:

Libricino bellissimo!Lo abbiamo regalato in parrocchia insieme ad una piantina.Molto apprezzato da giovani e anziani!Bello, semplice e chiaro nella grafica.

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Prof. Stefano Coccia il 23 ottobre 2016 alle 14:33 ha scritto:

Comprendere il pensiero di San Paolo non sempre è facile. Le sue Lettere sono come un vulcano in eruzione; il vulcano è il suo cuore; ciò che esce dal cuore è la profondità del mistero di Cristo nel quale egli si è inabissato.Dal mistero di Cristo, dal quale egli parla, parte per avvolgere ogni cosa, anche le più semplici, le più elementari, quelle cose che ai nostri occhi rimangono della terra, per lui si trasformano in una manifestazione del mistero di Cristo Gesù, mistero di verità, di carità, di speranza, di salvezza.
Quando parla di se stesso, ne parla perché anche lui è partecipe di questo mistero. Oltre che del mistero della giustificazione che si è compiuto in lui, quando il Signore lo ha fatto rinascere da acqua e da Spirito Santo, dopo la sua illuminazione avvenuta sulla via di Damasco, Paolo è inserito nell'altro mistero di Cristo, quello di averlo reso responsabile della missione di portare il suo Vangelo ai pagani, rivestendolo della sua autorità, arricchendolo di ogni dono spirituale. Difendendo il suo mistero, la sua autorità, proclamando dinanzi ai Corinzi con forza e determinazione la sua chiamata ad essere apostolo di Gesù Cristo, egli altro non fa che difendere lo stesso mistero di Cristo Gesù: la sua verità, la sua carità, la sua morte, la sua risurrezione, l'opera della salvezza, il Vangelo che egli predica e che altri giorno dopo giorno cercano di togliere dalla mente e dal cuore di quanti hanno creduto, mettendo al suo posto teorie e dottrine che sono degli uomini, dottrine e teorie che nulla hanno a che fare con la salvezza e la redenzione operata da Cristo Signore. Anche le rivelazioni più alte, il suo rapimento al terzo cielo, ogni sofferenza patita, ogni insulto che si è abbattuto su di lui, ogni altra privazione sopportata che egli racconta, manifesta, rivela, hanno un solo scopo: rendere credibile la sua persona, non in quanto persona di Paolo, ma in quanto servo e apostolo di Gesù Cristo, vero ministro e strumento di Dio per recare ad ogni uomo la lieta novella della riconciliazione, della grazia, della pace. La Lettera, così letta, ha una sua particolare unità. Questa unità è data dalla giustificazione che Paolo fa della sua missione, della sua vocazione, del fondamento della verità che è in lui e non in altri. In questa unità mirabilmente vengono affrontati diversi temi, tante verità che emergono come per caso, per la logica del discorso, per l?argomentazione delle prove, per la giustificazione del suo ministero e del suo apostolato. Parlando di sé, egli parla di Dio Padre, di Cristo Gesù, dello Spirito Santo, della Chiesa, dell?Antico Testamento, del Nuovo, delle comunità cristiane, della carità che deve regnare in esse. Ogni cosa viene letta, compresa e definita nella sua vera essenza, illuminandola con la luce di Cristo Gesù, inserendola nel suo mistero, portandola nella verità e con la verità analizzandola. È un metodo questo che tutti noi dovremmo seguire. Lo richiede la realtà complessa dei nostri giorni, la quale spesso rimane senza soluzione di verità, perché non è stata illuminata da Cristo e dalla sua luce soprannaturale. Paolo, in questa Lettera, ci insegna un metodo, traccia per tutti noi una via. La vita di ogni giorno è fatta di piccoli avvenimenti, anche questi è necessario che vengano portati in Cristo, in Cristo letti, in Cristo esaminati ed analizzati, in Cristo risolti. Se il mistero di Cristo non abbraccia ogni nostra più piccola azione, decisione, parola, comportamento, se qualcosa di noi può rimanere fuori del mistero di Cristo, se può essere spiegata senza di Lui, significa che egli non è il nostro Salvatore, non è il nostro Redentore, non è il nostro Messia. Non lo è, perché c?è qualcosa di buono, di santo, di giusto che si può compiere senza di lui, si può leggere senza la sua luce, si può comprendere senza la sua verità. Questo è impossibile per la nostra fede e tuttavia molti lo rendono possibile, perché quanto essi fanno, lo fanno senza Cristo e senza il suo mistero, senza la sua luce e senza la sua rivelazione. In modo particolare, oggi, quasi tutti i problemi della vita si vogliono risolvere senza la luce che nasce da Cristo Gesù, che è Cristo Signore. L?esistenza è tutta pensata senza di Cristo. Se in questo mondo che cammina verso la scristianizzazione noi riusciremo a portare il metodo di Paolo, sicuramente riusciremo a riportarlo a Cristo Signore.


Prof. Stefano Coccia il 23 ottobre 2016 alle 12:14 ha scritto:

Ho sempre voluto sapere qualcosa di più su questa figura di spicco ma purtroppo non ho mai avuto l'occasione, fino a quando ho trovato questo libretto molto bello, che si legge molto velocemente. Penso che la vita di quest'uomo di Dio sia davvero fondata su Cristo in modo davvero unico perché lui ha sempre fatto tutto ciò che Dio gli chiedeva senza mai tirarsi indietro di fronte alle difficoltà della vita. La sua storia mi ha colpito molto e le riflessioni che sono riportate sono davvero stupende. La storia della sua vita ha la freschezza degli antichi atti dei martiri. Eppure è modernissima. Anticipatrice. Così avanti sui tempi che ancor oggi pochi, troppo pochi, nell'Occidente laico e cristiano, sanno guardare con occhi di giustizia alla nazione nella quale egli è nato, cioè il Vietnam. Fanno molto riflettere la sua guarigione dalla tubercolosi in maniera miracolosa e la sua devozione verso la Madonna, trasmessagli dalla madre quando era piccolo. Magari anche le madri di oggi facessero conoscere di più la devozione alla Madonna piuttosto che essere superficiali in ambito di fede. Visse in prigione per tredici anni, senza giudizio né sentenza. Da Saigon fu prima trasferito in catene a Nha Trang. Quindi al campo di rieducazione di Vinh-Quang, sulle montagne. Passò momenti durissimi, come il viaggio su una nave con 1500 prigionieri affamati e disperati. Poi il lungo isolamento, durato nove anni. C'erano due guardie solo per lui. In carcere non poté portare con sé la Bibbia. Allora raccolse tutti i pezzetti di carta che trovava e compose un minuscolo libro sul quale trascrisse più di 300 frasi del Vangelo che ricordava a memoria. Celebrava messa ogni giorno con il palmo della mano a far da calice, con tre gocce di vino e una goccia d'acqua. Il vino se l'era procurato così. Appena arrestato gli avevano permesso di scrivere una lettera per chiedere ai parenti le cose più necessarie. Domandò allora un po' di medicina per digerire. I famigliari compresero il significato vero della richiesta e gli mandarono una bottiglietta con il vino della messa e con l'etichetta: «medicina contro il mal di stomaco». La sua bontà, il suo amore anche per i nemici, colpiva non poco le guardie. Sulle montagne di Vinh Phù, nella prigione di Vinh Quang, chiese una volta a una guardia il permesso di tagliare un pezzetto di legno a forma di croce. E quello lo accontentò. In un'altra prigione chiese alla guardia un pezzo di filo elettrico. Temendo che volesse suicidarsi, l'agente si spaventò. Ma Nguyen Van Thuân gli spiegò che voleva fare semplicemente una catenella per portare la sua croce. Dopo tre giorni la guardia ricomparve con un paio di pinze e insieme composero una catenella. Da quella croce e da quella catena Nguyen Van Thuân non si separò più. Le portò sempre al collo, anche dopo la sua liberazione, avvenuta il 21 novembre 1988. E anche dopo il suo esilio forzato a Roma, nel 1991, e la sua nomina a cardinale, nel 2001.


Studente Luca Abaterusso il 22 ottobre 2016 alle 19:41 ha scritto:

Pane vivo spezzato per il mondo. Linee di teologia eucaristica: Il libro ci guida alla scoperta del mistero eucaristico: la sua celebrazione; il suo "contenuto"; la sua finalità. Fino alla morte, anzi fino alla risurrezione.

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Gianfranco Mandarini il 22 ottobre 2016 alle 12:42 ha scritto:

Carissimo Salvatore Martinez, è lo Spirito Santo che ci commuove, ci dà forza e conforto nell'ascoltare la tua musica!

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Prof. Giovanni Spagnolo il 21 ottobre 2016 alle 22:19 ha scritto:

Non è la prima volta che abbiamo l’occasione di occuparci della ormai vasta produzione teologica, filosofica e agiografica di Gianluigi Pasquale, frate cappuccino della Provincia veneta, dottore di ricerca in Teologia e Filosofia, professore nella Pontifica Università Lateranense (Città del Vaticano) e nello studio “Laurentianum” di Venezia e Milano e volto noto al grande pubblico per le sue non rare apparizioni televisive (Rai, Tv2000 e Teleradiopadrepio).
Il volume che qui presentiamo, pubblicato dalla prestigiosa casa editrice Carocci, costituisce, così come c’è dato di percepire, una sorta di opus magnum in cui Gianluigi Pasquale consegna ai lettori il frutto dei suoi lunghi anni di appassionata ricerca scientifica e di amorosa investigazione sul tema a lui caro della Teoria e teologia della storia che, in un precedente volume, aveva affrontato anche dal punto di vista filosofico: La ragione della storia. Per una filosofia della storia come scienza, appunto.
Il percorso che Gianluigi Pasquale segue nel suo volume è da lui sintetizzato nella breve Presentazione in cui, in estrema sintesi, espone le sue tesi o meglio la sua tesi: quella di Dio che abita nel tempo, all’origine del nostro dramma, la condizione umana, che è “quella dell’ , mentre Dio, invece, ”. Infatti, “Da quando si è definitivamente rivelato in Gesù Cristo, fra gli uomini Dio appare l’ salutis tra gli historiae” (p. 19).
E’ per superare “le polarizzazioni tipiche dell’esperienza dell’uomo nell’età postmoderna e tardomoderna” che Gianluigi Pasquale propone la sua “riflessione teologica sulla storia” che s’inserisce, per verificarlo, “sul piano storico che Dio penetra, con e nella storia” (Ibidem).
Naturalmente, leggiamo ancora nella Presentazione, “Questo volume intende presentare una teoria e teologia della storia nella prospettiva cristiana (p. 20), nella convinzione che “La storia ha una sua consistenza profana che viene assunta da Dio, e anche noi dobbiamo stare la storia, tutta la storia, anche quella che non sembra avere nulla a che fare con Dio. La storia è il campo delle sorprese di Dio” (p. 21).
Rinviando a un incontro personale con il volume di Gianluigi Pasquale attraverso una lettura attenta e meditata, facilitata dal registro linguistico da lui adottato, che ne favorisce la comprensione anche ai non addetti ai lavori, ci limitiamo a presentare l’ordito della sua narrazione.
Dopo una sorta d’iniziale explicatio terminorum, “Per una teoria della storia” (pp. 23-28), il volume si dipana in quattro corpose parti con un titolo generale, una premessa e una sintesi, con i ritmi e i movimenti di una vera sinfonia, scandita da vari momenti.
Nella prima parte l’Autore discute L’imposizione della teoria storica (pp.31-65) che si conclude con l’ importante affermazione: “la storia non è mai distopica”.
La seconda parte, più estesa e di ampio respiro, Esordio: il tentativo di coniugare il tempo all’Eterno (pp. 69-233), arriva alla sintesi densa di significato: “la storia della salvezza sporge da quella profana”.
Intermezzo: lo sviluppo storico si assottiglia all’essenziale (pp. 237-532) costituisce la parte terza della ricerca di Gianluigi Pasquale che, dopo una dettagliata disanima del pensiero e delle tesi di vari Autori formula, motivandola, la sua sintesi: “senza lo stigma salvifico la storia perde quello scientifico”.
Nella parte quarta poi si coglie, forse, l’essenza e l’originalità del contributo offerto da Gianluigi Pasquale, L’epilogo del senso storico: passare dall’”e” congiuntivo all’”è” copulativo (pp. 537-614) con l’affascinante sintesi: “ciò che accade nel tempo è solo uno sviluppo della vita di Gesù Cristo”.
Questo imponente volume dello studioso cappuccino non ha, come è giusto che sia, una “Conclusione” ma delle “Conclusioni” (pp. 615-622) in cui egli ripercorre, ancora una volta, il cammino fatto a partire dal significato e dal valore da attribuire all’espressione historia salutis, introdotta dal Concilio Vaticano II (p. 615).
Alla fine del suo lavoro, Gianluigi Pasquale riafferma la sua convinzione profonda, cioè che “il senso definitivo della storia è nascosto in Dio” e che “Tuttavia, di fronte al permanente , il assicura al credente che, alla fine, . Ma ” (p. 622).
Non possiamo, infine, non rilevare come sconfinata e specializzata è la Bibliografia che correda il volume (pp. 629-686) a riprova, se ce ne fosse bisogno, dello spessore scientifico di Gianluigi Pasquale, come pure l’assai affollato Indice dei nomi (pp. 687-697) che sono poi gli Autori con i quali Egli si è confrontato.
Vogliamo concludere questa recensione, certamente parziale, con la preghiera tratta dal Proslogion di Anselmo d’Aosta che l’Autore ha voluto mettere in exergo alla Presentazione di questo suo volume: “Tu non eri ieri, tu non sarai domani; ma ieri, oggi e domani. Tu sei. Meglio ancora, tu non eri né ieri, né oggi, né domani: ma semplicemente Tu sei, al di fuori di tutto il tempo. Poiché tutto ciò che esiste ieri, oggi e domani, esiste solo nel tempo; ma sebbene nulla possa esistere senza di Te, Tu non sei né nel luogo, né nel tempo, bensì tutte le cose sono in Te. Nulla Ti contiene, ma Tu contieni tutte le cose”.
Una preghiera, quella di Anselmo d’Aosta, di grande spessore teologico e poetico, che sintetizza assai bene l’assidua ricerca scientifica di Gianluigi Pasquale e illumina anche questo suo ultimo esemplare volume.

Giovanni Spagnolo

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Prof. Stefano Coccia il 21 ottobre 2016 alle 21:59 ha scritto:

Carino questo libretto scritto da Karol Wojtila negli anni della giovinezza dove affronta il tema dell'amore coniugale, del fatto che “al di là di tutti questi amori che ci riempiono la vita c’è l’Amore”.
La scrittura è simile a quella di un testo teatrale con dialoghi e monologhi in prosa e versi e i frammenti di lettere che i protagonisti si scambiano. Le storie dei personaggi si intrecciano secondo le modalità del racconto in parallelo per ricomporsi al termine della vicenda. I richiami intertestuali (tra l’ altro abbastanza espliciti) si riferiscono alla parabola delle sette vergini sagge e stolte. Ma qui il focus si sposta dalla teologia ad argomenti di dibattito più vicini nell'ambito di una fervente attualità. Tra i temi curati il lettore trova il fidanzamento, l'abbandono, il divorzio, la vedovanza, il matrimonio come sacramento e come “pane quotidiano” della vita di coppia.
E’ indubbiamente possibile interpretare il testo secondo una chiave di lettura cristologica soffermandosi sul ruolo dell’orefice. E’ da questi che promana un'aura solenne, sacrale ma al tempo stesso premurosa e paterna. E la figura di Adamo, che si inserisce a metà racconto, non è quella di un personaggio qualsiasi ma la proiezione del primo uomo alla ricerca di una compagna. Così nel corso dei tre capitoli, “I richiami”, “Lo sposo”, “I figli”, questa ricerca diventa anche formulazione di un interrogativo che il libro lascia volutamente aperto perché ogni lettore possa dare la sua risposta: "Certe volte la vita umana sembra essere troppo corta per l'amore. Certe volte invece no - l'amore umano sembra essere troppo corto per una lunga vita. O forse troppo superficiale. In ogni modo l'uomo ha a sua disposizione un'esistenza e un amore".

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PIERA GATTI il 20 ottobre 2016 alle 15:18 ha scritto:

Un bel libro di preghiere veramente originali. Lo consiglio vivamente.
Spedizione rapidissima e impeccabile.
Grazie a voi.

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