La voce dei clienti
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Arianna Crosio il 7 settembre 2013 alle 16:08 ha scritto:
Bracciale molto grazioso ( la croce è molto curata ). |
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Arianna Crosio il 7 settembre 2013 alle 16:03 ha scritto:
Bracciale molto carino ( la croce è deliziosa) ed elegante. |
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Arianna Crosio il 7 settembre 2013 alle 15:59 ha scritto:
Simpaticissimo bracciale, colorato e ben rifinito. |
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Arianna Crosio il 7 settembre 2013 alle 15:49 ha scritto:
Bracciale molto carino, ben curato nei particolari ma semplice ed essenziale. Comoda vestibilità. |
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sigra manuela andreotti perez il 6 settembre 2013 alle 19:58 ha scritto:
Articolo molto bello e conveniente |
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Umberto Masperi il 5 settembre 2013 alle 07:32 ha scritto:
Se entriamo per la prima volta in una chiesa (edificio) mai “visitata” prima, ci ricordiamo , da buoni cristiani, che da piccoli ci hanno insegnato due gesti: il segno della croce con l’acqua benedetta, il raccoglimento ( preghiera ) davanti al “santissimo” ( riconoscibile dal piccolo cero rosso tradizionale che arde di lato )? Ma un altro suggerimento posso aggiungere:DOPO il gesto devozionale-di-rispetto può essere bella cosa percorrere le navate ed ammirare le icone, le immagini sacre. Sono quadri ( come l’arte barocca ha espresso con potenza tutta propria e caratteristica), oppure affreschi ( ed alcuni moderni fanno “a gara” con quelli del passato), vetrate ( come in ogni “duomo”, es. Milano),drappi ( come a Novara), bassorilievi, statue, ecc. Non è vero che solo nell’Età di mezzo, quando il popolo dei credenti era analfabeta, ci fosse bisogno della “biblia pauperum” ( rappresentazione di episodi biblici od evangelici, per istruzione ed aiuto alla devozione e preghiera). Ancora oggi un certo “analfabetismo di ritorno”per la Bibbia … è inutile fingere che non esista; ma anche per chi pur fosse abituato quotidianamente al testo scritto, le “icone” ( di cui sto parlando) sono molto utili , partendo anche (senza tema di dirlo subito) da quella sensibilità estetica che è propria dell’essere umano in quanto tale (pensiamo:“sensibilità” già … dal paleolitico ! con incisioni rupestri). OLTRE ad un riferimento al testo sacro costituiscono “rilettura” che l’uomo nel tempo ( o nel NOSTRO tempo) fa. Se poi un organista in vena di ulteriori emozioni diffonde certe melodie … L’ultima chiesa, non conosciuta prima, che ho visitato due domeniche fa (con una struttura architettonica moderna particolare )offriva un vero cammino di fede attraverso le proprie icone così affascinanti; mi sono fermato aspettando la celebrazione eucaristica e … mentre il sacerdote teneva l ‘omelia, mi è venuto da pensare,istintivamente: se a chi entra per la prima volta ( o forse anche ai propri parrocchiani distratti) questo “predicatore”rivolgesse l’invito : “ CONTEMPLATE le ‘icone’ “ spiegandone con profondità il significato (che porta , attraverso il linguaggio della metafora, al valore dei concetti biblico-teologici) allora la sua “predica” sarebbe un efficace commento alle letture proclamate poco prima. |
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Umberto Masperi il 4 settembre 2013 alle 10:38 ha scritto:
La Bibbia,lo sappiamo tutti, non è un libro, ma una biblioteca ( ta biblia: i libri). La stesura , il testo, dell’Antico Testamento ( che opportunamente dovremmo indicare,abituandoci, con il Primo Testamento) dai tempi dell’esilio e post esilio ha alle spalle un’esperienza di un popolo che è un unicum nella storia dell’umanità ( e lo può confermare chi,formatosi alla cultura occidentale, ha provato ad avvicinarsi ai testi sacri delle religioni orientali). Libri che vanno letti TUTTI, con una preparazione ( guida esegetica) adeguata , così, ad es,per non arrivare alla battuta,sciocca e puerile di un grande matematico dei nostri giorni ( non è che Odifreddi oltre ad avere letto frettolosamente QUALCHE pagina della bibbia ha letto ancor più frettolosamente il SUO Galilei , che allora ha scritto invano?): per non credere alla Bibbia basta leggere la Bibbia. No, non basta leggere, bisogna CAPIRE ( formazione del testo,tradizioni che l’anno preceduto, autore/i della sua stesura, generi letterari, lingua in cui è scritto, contesti storici ( di pensiero religioso,di area geografica,ecc.), “finalità”, “funzione “ - basti pensare all’ambito liturgico-sacerdotale,per fare un semplice esempio- e via dicendo). Ma dopo la lettura c’è la necessità di … abitudine : riprendere aspetti fondamentali che aiutino oltre che alla sintesi ai “recuperi” d’obbligo per chi si pone a livello di fede ( quella PAROLA non è come quella di un capolavoro della letteratura di tutti i tempi, come possono essere i Poemi omerici,Eneide,Divina Commedia,Edda,Nibelunghi,ecc., : ESSA è il nostro “presente” – opera tra noi ed in noi – è il presente di TUTTI i tempi). Non ci sono scuse: la Chiesa, dopo il Vaticano II ( che troppi credenti, e forse anche alcuni sacerdoti, conoscono pochissimo ) ,nella celebrazione della liturgia eucaristica ( prima parte:liturgia della parola), già con la messa domenicale,nei tre cicli annuali, propone la lettura (anzi: la proclamazione) di molti passi della Bibbia; e se facciamo nostra l’abitudine di leggere ogni giorno, forse ogni mattina, magari sul treno di pendolari, le “ letture” del giorno, ecco che la nostra conoscenza si rafforza). |
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melinda amato il 4 settembre 2013 alle 10:26 ha scritto: PIU' CHE OTTIMO E' UN LIBRO CHE ARRIVA DRITTO AL CUORE, MERAVIGLIOSO!!!!! Leggi tutti i commenti (14) |
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Umberto Masperi il 3 settembre 2013 alle 16:47 ha scritto:
***Errata corrige:rileggendo mi accorgo che ho saltato due parole ( NON: "Ecco la belle parole del Deuteronomio", MA:" ecco le belle parole di un commento ebraico del Deuteronomio"). Umberto Masperi, masperi.umberto@yahoo.it il 2 settembre 2013 alle 10:42 ha scritto:
Sein zum Tode ( essere per la morte). Eppure quasi un secolo fa l’espressione fortemente icastica ( che tanto mi colpì quand'ero giovane studente liceale) di uno dei massimo filosofi del Novecento,Martin Heidegger, invitava a alla riflessione ed all’approfondimento. Ma della morte ( dopo l’immane tragedia del secondo conflitto mondiale), esorcizzandola, poi, si è cominciato a non parlarne più. OGGI è la grande ASSENTE. E Angelo Comastri lo scrive subito, all’inizio del libro. Silenzio , ma soprattutto paura:”Perché questa “signora” fa tanto paura? Non sarà meglio saperne qualcosa di più? |
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Umberto Masperi il 3 settembre 2013 alle 16:30 ha scritto:
L’autentica spiritualità ( ed interiorità) non è una forma di pietismo o di irenismo ma ,come già ci hanno insegnato i grandi pensatori del passato ( e soprattutto le figure di riferimento del Cristianesimo, come San Paolo, i martiri, i Padri della chiesa) una “ lotta” ( “lotta per la vita” come il titolo del libro), con tutta la complessità delle dinamiche psicologiche che oggi conosciamo dalle “scienze umane” e che già le persone citate avevano presente, nel contesto del loro tempo, sapendo scrutare nel profondo dell’animo di tutti. Conosciamo il monaco Enzo Bianchi, la sua figura prestigiosa, LA SUA preparazione culturale, il suo impegno che si traduce al di là della comunità di Bose da lui fondata ed in cui vive, con scritti dalla rara efficacia e maestria comunicativa, e non solo attraverso libri ma anche con articoli su giornali di ampia diffusione. Un contemporaneo, una persona di spiritualità che sa parlare all’uomo d’oggi ( sempre distratto dalla vita dispersiva della nostra società). Partendo da questa considerazione di fondo ho cominciato la lettura di questo libro ( già “abituato” con quella di alcuni suoi articoli di cui sopra). E una confessione non può mancare: un certo disagio nell’affrontare il tema della “lotta” ( ciò significa due cose: 1) che questo è un argomento assente nel mondo d’oggi – e basti pensare al problema educativo che dimentica l’importanza della formazione del carattere all’insegna del tutto e subito, del tutto facile ed a propria misura; 2) che di questo discorso,argomento ,c’è veramente bisogno). Le sottolineature,da fare, seguendo le pagine del libro,sarebbero molte; solo una,ciò che mi ha maggiormente “attratto”:è nel IV capitolo ( “Le tre ‘passioni madre’ ” ), par 1 (“ La paura della morte e la philautìa). Non mi dilungo, mi limito alla citazione”.. è infatti proprio la paura della morte che ci spinge a cercare la via del peccato; è la schiavitù in cui ci avvince tale paura a essere causa del male e del peccato che noi commettiamo”. |
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Dott. Manuel Sant il 1 settembre 2013 alle 18:50 ha scritto: Questo libro ha il grande pregio di tratteggiare la vita matrimoniale con un grande realismo, impossibile non riconoscersi nelle tematiche affrontate, le problematiche che affliggono le coppie sono affrontate in maniera diretta. L'autrice (rimasta poi vedova) ha scritto un testo su questo particolare momento della sua vita, libro di cui ho sentito dire un gran bene. Leggi tutti i commenti (3) |
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