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La voce dei clienti - Libri

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m rosa, stellamaryr@libero.it il 17 febbraio 2011 alle 23:01 ha scritto:

Grazie per aver scritto questo libro, è propriò vero che ognuno di noi è un sogno irripetibile queste righe penetrano nel nostro io e ci aiutano a capire quanto è importante riconoscere la Sua presenza dentro di noi ogni momento della giornata vivere ogni attimo per il nostro Dio. E' così che desidero ricordare suor M Pia Giudice grande maestra quando era direttrice in bonvesin a milano. Ero allora una adolescente che frequentavo l'oratorio oggi sono mamma e nonna e ancora devo dire grazie anche a suor maria pia per avermi trasmesso l'amore per il prossimo senza distinzione. La preghiera è la luce e compagna della nostra vita. un abbraccio di cuore maria rosa


Giuseppe Davide Mirabella il 17 febbraio 2011 alle 20:23 ha scritto:

Il libro del docente e cappuccino Teodoro di Bella è un libro che lascia parlare il filosofo tedesco glossando né in eccesso, né in difetto - grande è la mole di lavori su Heidegger (1889-1976). Il testo heideggeriamo maggiormente citato è naturalmente Essere e Tempo: il lavoro di una vita, in cui si indagano l'"esser-ci", la "cura", la temporalità. Il Dasein è "questo ente che noi stessi sempre siamo", ovvero l'uomo è protagonista perchè come scrive l'autore, è un animale che ha la ragione. Tutta la filosofia heideggeriana si compie nell'interpretazione dell'Esser-ci, nell'esplicitazione della verità. "L'Esserci, in quanto essenzialmente essere-nel-mondo, è in quanto tale, un prendersi cura", ovvero realtà materiale e formale dell'Esserci in relazione alle cose che sono nel mondo in una tensione di autoprogettazione. "Chi getta, nel progettare, - scrive Heidegger - , non è l'uomo ma lo stesso Essere, che destina (schickt) l'uomo nell'eksistenza dell'Esserci (Dasein) come sua essenza. Questo destino (Geschick) accade come apertura dell'essere", e integra il p. Di Bella, "con ciò si dà la storia dell'essere" e quindi la temporalità è l'orizzonte su cui l'essere è, di più, è la sua stessa storia. Altro aspetto primario della speculazione filosofica di Martin Heidegger riguarda l'autenticità e l'inautenticità dell'esistenza e l'autore coglie, pur nella molteplicità degli elementi, la differenza tra queste due condizioni dell'uomo nella paura che "essendo sempre paura di un ente [...] proviene da una determinata prossimità [e] si pone sul piano ontico", nell'immediatezza e empiricità dell'esistenza inautentica mentre il sentire angosciato conduce ad un sentimento originario ponendosi sul piano ontologico dell'essere immutabile. Tout court "La distinzione tra paura e angoscia è fondata 'nel davanti-a-che' (Wovor) si prova paura o angoscia" ma quest'ultima non è davanti ad un ente determinato ma all'"essere nel mondo come tale" riprendendo il concetto kierkegaardiano, angoscia come "paura del niente". L'uomo afferma Heidegger "impari a sperimentare l'essere nel niente e il chiaro coraggio per l'angoscia essenziale garantisce la misteriosa possibilità dell'esperienza dell'essere" che forse con una forzatura concerne anche il problema di Dio (capitolo IV): Heidegger, riferendosi ai suoi studi teologici giovanili afferma che "la provenienza resta sempre un futuro"; ammente quasi con amarezza il filosofo tedesco che al Dio dei filosofi "l'uomo non può né rivolgere preghiere, né offrire sacrifici... l'uomo non può cadere in ginocchio". Di Bella, nel senso heideggeriano, aggiunge che il pensiero puro e speculativo non incontra Dio, in quanto Dio è "un arresto nella interrogazione". Il problema di Dio viene interpretato attraverso una chiave neorazionalista dove la morte viene indagata profondamente e viene vista come "l'estrema possibilità dell'Esserci, la fine di ogni possibilità", "distruzione dell'esistente come struttura: l'Esserci non è più nel mondo". L'autore rileva come in questa prospettiva l'esistenza può apparire come una colpa originaria - attendere (erwarten) la propria morte, essere-per-la-morte, in una assenza di speranza che però Heidegger non esplicita in definitivo nihilismo anche se l'interpretazione neorazionalista è quella dell'oblio dell'essere come condizione strutturale del pensiero ("Il mondo della metafisica compiuta è il mondo nel quale, secondo l'espressione di Nietzsche, 'il deserto cresce'"). Altra interpretazione è quella ermeneutica, dove l'indagine linguistica ed etimologica è sorgiva, la nuova domanda è: Che cos'è pensare?. Immersi come siamo nella non-verità, la salvezza per la verità è possibile trovarla nel ricordare il riconoscimento della essenzialità e della gratuità nel "raccoglimento interiore"; Scrive Heidegger: [La] parola può avere il tono particolare della pietà e della devozione ed essere riferita alla preghiera solo perché indica già nella sua ampiezza essenziale il rapporto del raccoglimento con ciò che è integro e pieno di grazia... Ciò che da sempre ci dà da pensare" (Dio?!) "è il più considerevole". L'interpretazione religiosa è quella che pone l'accento sul tendere verso un'autenticità che è promessa come salvezza ultrastorica, come vera soteriologia escatologica annunciata dalla Bibbia. Questa è l'interpretazione che dà più problemi agli studiosi, dove è presente l'enigma hedeggeriano ("Ma l'essere di Heidegger si identifica con Dio?"). Il filosofo tedesco pone la questione della preventiva soluzione del problema dell'essere come tappa decisiva alla soluzione del problema di Dio. Nella tarda età, Heidegger affermerà: "Solo un Dio ci può salvare. Ci resta come unica possibilità quella di preparare nel pensare e nel poetare, una disponibilità all'apparire del Dio o al fatto che al cospetto del Dio assente, noi tramontiamo". Disponibilità dell'attesa, quindi, questo il testamento filosofico di Heidegger, che per biografia (fu novizio gesuita) iniziò e concluse la sua esistenza religiosamente (fu sepolto secondo il rito cattolico).
Certo la filosofia continentale perde terreno sulle nuove tendenze delle tradizioni anglofone, ciò non toglie che riscoprire autori come Heidegger può allargare gli orizzonti filosofici per "un possesso del mondo" attraverso una conoscenza senza paure immediate e intrise di inautenticità, riscoprendo quell'angoscia che fa crescere in modo autentico.


lorenzo mereu il 17 febbraio 2011 alle 19:56 ha scritto:

interessante


Giorgio il 17 febbraio 2011 alle 11:55 ha scritto:

Ritengo il libro molto apprezzabile per il contenuto e l'esposizione. Risulta utile per l'approfondimento del tema del Diaconato e della Ministerialità ecclesiale. Precisi sono i riferimenti ai documenti del Concilio Vaticano II.

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bonaventura, bonaventuradei@alice.it il 16 febbraio 2011 alle 23:26 ha scritto:

è importante scrivere su questi argomenti

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MAURIZIO MAGAZZINO il 16 febbraio 2011 alle 10:54 ha scritto:

Indubbiamente padre livio ha un dono divino. Un libro che da speranza e grande forza d'animo

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MAURIZIO MAGAZZINO il 16 febbraio 2011 alle 10:52 ha scritto:

Ottimo libro veramente ti coinvolge nella lettura e nella fede.


dottore vincenzo lupo il 16 febbraio 2011 alle 08:11 ha scritto:

Libro coltissimo, preciso, appassionante, sconvolgente . Consigliato a chi vuole incominciare a conoscere più da vicino uno dei più controversi testi biblici, guidati dalla scienza di mons. Ravasi.


giovanni spagnolli, gi.spagnolli@alice.it il 15 febbraio 2011 alle 21:30 ha scritto:

strumento prezioso per i Ministri straordinari della Santa Comunione.Fedeltà e comunione nei riti liturgici è fedeltà a Cristo e alla Chiesa
Giovanni

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STEFANIA CABRAS il 15 febbraio 2011 alle 20:53 ha scritto:

Stasera inizierò a leggere le preghiere di questo meraviglioso Santo. Mi ha aiutato in un brutto momento e sono sicura che mi starà vicino per tutto il mio cammino di vita.


STEFANIA CABRAS il 15 febbraio 2011 alle 20:53 ha scritto:

Stasera inizierò a leggere la vita di questo meraviglioso Santo. Mi ha aiutato in un brutto momento e sono sicura che mi starà vicino per tutto il mio cammino di vita.


giovanniforesti il 15 febbraio 2011 alle 20:08 ha scritto:

la morte non è una realtà drammatica. la morte è la fine della vita e, senza morte non c'è vita.

la morte prese mio nonno Angelo la notte di natale, in chiesa, dopo la Santa Eucarestia. Mio nonno, una vita e una morte felici.

Non perdiamo la fede, tutto ciò che viene da Dio è gioia.

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Chiara Luce - Baroni M., Lubich J.
Libro

castrus il 15 febbraio 2011 alle 19:14 ha scritto:

queste storie sono raggidi sole nel buio profondo della nostra società


Catechista Veronica Modica il 15 febbraio 2011 alle 14:33 ha scritto:

Ottimo per le verifiche!!!!

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anna maria il 15 febbraio 2011 alle 09:03 ha scritto:

Grazie don Vittorio insieme a te ho imparato che solo Gesù abbandonato in croce è capace di risanare le ferite morali, fisiche e spirituali. Quando sei andato in Paradiso, come tu amavi dire, non mi sono sentita in colpa per l'essere impossibilitata ad essere presente al tuo funerale, perchè vivevo già nel quotidiano il senso di un'appartenenza alla chiesa che hai amato così tanto.
So che tutti i momenti belli che ci hai regalato resteranno per sempre con tutti i nostri cari.
Grazie Signore per avercelo donato, scusaci se non abbiamo saputo capire sino in fondo tanta delicatezza che attraverso lui sei venuto a donarci fra le righe storte della nostra vita........il tuo ultimo libro:l'Eucaristia al centro è stato un regalo per capire meglio quello che avresti ancora voluto dirci....grazie Signore perchè nella s.messa ancora oggi padre Vittorio celebra insieme a noi l'Eucaristia centro delle nostre vite.

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