Guerra ai cristiani

Il caso di mons. Luigi Padovese, assassinato in maniera le cui modalità potrebbero far addirittura pensare ad un omicidio rituale (sgozzato come un capretto, magari in espiazione della precedente conversione al cristianesimo dell’assassino) piuttosto che al semplice gesto di uno squilibrato, come è stato forse un po’ troppo frettolosamente archiviato, è solo l’ultimo e il più eclatante caso di una serie di attacchi alle comunità cristiane dei Paesi a maggioranza islamica o induista.

In Paesi come l’Iraq, la Cina, l’India, la Corea del Nord, la Turchia, il Sudan, Cuba, l’Indonesia, il Pakistan, la Somalia, la Nigeria, solo per enumerare gli esempi più gravi, la vita delle minoranze cristiane è resa impossibile dall’odio fondamentalista di gruppi che, in nome di un Dio usato come pretesto per un progetto di dominio o di ideologie comuniste, le perseguitano senza tregua.

Ma i nemici del cristianesimo non si trovano solo nel terzo mondo: anche dalle nostre parti, in Europa, la deriva “zapaterista” si fa sentire, con la “condanna del Crocifisso” da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo o con la politica anticristiana del governo spagnolo di sinistra (prontamente emulato, a suo tempo, da quello progressista italiano, per fortuna bloccato in tempo) e, soprattutto, con la diffusa percezione del “fastidio” di affrontare un argomento come l’attacco al cristianesimo: si può manifestare liberamente per le minoranze etniche, per le specie animali in estinzione, per gli alberi a rischio di essere abbattuti, ma alzare la voce per difendere i milioni di cristiani che rischiano la vita per manifestare il proprio Credo non è considerato “chic”.

E questo saggio contribuisce a ricordare (o a far sapere) quello che la maggior parte dei giornali e telegiornali, semplicemente, ignora.

Tratto dalla rivista Radici Cristiane n. 57 - Agosto/Settembre 2010
(http://www.radicicristiane.it)