EAN 9788821574917
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Studente Fabrizio Ranieri il 3 settembre 2012 alle 11:41 ha scritto:
In questo saggio, Enzo Bianchi affronta il tema del combattimento spirituale rileggendo gli scritti dei padri, in particolare Evagrio Pontico, unito al suo vissuto.
I primi tre capitoli affrontano in generale cos'è la lotta spirituale, come le tentazioni si annidano nel cuore dell'uomo e le armi a disposizione. Segue un capitolo sulle "tre passioni madri", da cui derivano le altre passioni, basandosi sulle tentazioni di Gesù nel deserto. I capitoli seguenti trattano le passioni individuate da Evagrio Pontico: ingordigia, lussuria, avarizia, collera, tristezza, acedia, vanagloria, orgoglio. Segue un capitolo di chiusura e una bibliografia minima riguardo la lotta spirituale.
L'autore propone una sintesi degli scritti dei padri, arricchito dalla sua esperienza e dalle nuove conoscenze psicologiche, sostenendo l'importanza e l'attualità di un aspetto della fede ormai dimenticato e sottovalutato, la lotta interiore. Ogni capitolo è introdotto da brevi citazioni prese dagli scritti dei padri.
Il libro è scritto in un linguaggio semplice, ma non riduttivo. Un'ottima introduzione per chi vuole addentrarsi nelle letture riguardo il combattimento spirituale.
Umberto Masperi il 3 settembre 2013 alle 16:30 ha scritto:
L’autentica spiritualità ( ed interiorità) non è una forma di pietismo o di irenismo ma ,come già ci hanno insegnato i grandi pensatori del passato ( e soprattutto le figure di riferimento del Cristianesimo, come San Paolo, i martiri, i Padri della chiesa) una “ lotta” ( “lotta per la vita” come il titolo del libro), con tutta la complessità delle dinamiche psicologiche che oggi conosciamo dalle “scienze umane” e che già le persone citate avevano presente, nel contesto del loro tempo, sapendo scrutare nel profondo dell’animo di tutti. Conosciamo il monaco Enzo Bianchi, la sua figura prestigiosa, LA SUA preparazione culturale, il suo impegno che si traduce al di là della comunità di Bose da lui fondata ed in cui vive, con scritti dalla rara efficacia e maestria comunicativa, e non solo attraverso libri ma anche con articoli su giornali di ampia diffusione. Un contemporaneo, una persona di spiritualità che sa parlare all’uomo d’oggi ( sempre distratto dalla vita dispersiva della nostra società). Partendo da questa considerazione di fondo ho cominciato la lettura di questo libro ( già “abituato” con quella di alcuni suoi articoli di cui sopra). E una confessione non può mancare: un certo disagio nell’affrontare il tema della “lotta” ( ciò significa due cose: 1) che questo è un argomento assente nel mondo d’oggi – e basti pensare al problema educativo che dimentica l’importanza della formazione del carattere all’insegna del tutto e subito, del tutto facile ed a propria misura; 2) che di questo discorso,argomento ,c’è veramente bisogno). Le sottolineature,da fare, seguendo le pagine del libro,sarebbero molte; solo una,ciò che mi ha maggiormente “attratto”:è nel IV capitolo ( “Le tre ‘passioni madre’ ” ), par 1 (“ La paura della morte e la philautìa). Non mi dilungo, mi limito alla citazione”.. è infatti proprio la paura della morte che ci spinge a cercare la via del peccato; è la schiavitù in cui ci avvince tale paura a essere causa del male e del peccato che noi commettiamo”.
Questa sintetica espressione è seguita da un’ attenta analisi dei testi biblici, illuminante sul peccato di origine (Gen. 2, passim), sulle tentazioni di Gesù, sulla kénosis, l’umiliazione suprema fino alla vergogna della croce.
*** Dopo le osservazioni che ho fatto recensendo il libro di Comastri ( “Come andremo a finire”),cui rimando, sulla DIMENTICANZA-“ASSENZA” della realtà della morte, per l’uomo d’oggi, qui il discorso si amplia: è la PAURA della morte ( la morte è “il re delle paure” – melekh ballahot) a portare l’uomo al peccato, il volere essere come Dio ( possedere per sé i beni della terra,dominare gli altri,preservare la propria vita, avere la “CONOSCENZA” del bene e del male ( purtroppo la nostra cultura, su basi classiche greco-romane, intende la CONOSCENZA nella sua forma astrattiva intenzionale, mentre indica , nel racconto biblico, la PADRONANZA,il POSSESSO, il DOMINIO. L’albero della conoscenza del bene e del male: essere come Dio). Quanti mali,guerre,atrocità … scaturirono, e scaturiscono, da questo “principio”, anche nel campo delle religioni. Dal cap. VI al XIII abbiamo l’analisi delle otto “tentazioni” (ingordigia,lussuria,avarizia,collera,tristezza,acedia,vanagloria,orgoglio): la premessa appena fatta ci mette nella condizione di procedere non ad un livello “moralistico” ( così nettamente, ed opportunamente, criticato due secoli fa dal grande pensatore danese Kierkegaard - e quanto “moralismo” ancora oggi nelle prediche di certi sacerdoti ! - ) ma secondo quella TESTIMONIANZA BIBLICA, da cui non dobbiamo mai allontanarci.
La conclusione, all’insegna del Salmo :144,1 ( ” Benedetto i Signore,mia roccia! Egli addestra le mie mani alla battaglia le mie dita all’arte della lotta”) sintetizza il senso del discorso di tutto il libro:
“Sì ,la vita cristiana comporta una lotta senza tregua contro le tentazioni:questa disciplina è certamente faticosa, ” è dura quanto la guerra tra gli uomini” (A.Rimbaud), eppure è ciò che introduce alla bellezza e alla qualità della vita personale, in vista di una migliore qualità della convivenza umana”.
*** C’è da chiedersi: solo la … vita cristiana? E perchè non la vita scolastica,professionale,politica, sociale, sportiva, di famiglia, … ? In parole povere : la vita (STRADA) della vera,autentica,pedagogia.