Citazione spirituale

La voce dei clienti

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sign.a Rita Andreatta/Mosna il 12 dicembre 2010 alle 20:57 ha scritto:

Non ho ancora avuto modo di sfruttare il materiale inserito in questo bel testo. lo ho letto volentieri ed è sempre nel mio cassetto dei sogni. Al momento giusto uscirà dal cassetto e diventerà una strada da percorrere. La fede che ciò accada è grande.


sign.a Rita Andreatta/Mosna il 12 dicembre 2010 alle 20:57 ha scritto:

Non è facile fare la "catechista", sembra sempre di essere inadeguata, fuori tema o fuori tempo. Con questa guida mi sono trovata inserita nel mondo difficile della comunicazione della fede ai ragazzi d'oggi. E' il libro che ho prestato volentieri alle altre catechiste.


sign.a Rita Andreatta/Mosna il 12 dicembre 2010 alle 20:57 ha scritto:

L'aiuto della meditazione dei brani domenicali ha favorito il gruppo liturgico. I lettori nella preparazione hanno agevolmente compreso i brani e la composizione delle preghiere dei fedeli sono state frutto di riflessione per i ragazzi della catechesi.


sign.a Rita Andreatta/Mosna il 12 dicembre 2010 alle 20:56 ha scritto:

piacevole da costruire con i bambini. Un po' difficile combinare i colori della carta colorata inserita nel libro. Nel contesto risulta istruttivo per aiutare i bambini della catechesi a cogliere i particolari e con la costruzione del presepe in Avvento acquistano significato le figure.

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sharonix il 12 dicembre 2010 alle 17:30 ha scritto:

ciao sono una alunna di scuola media volevo dirvi che quest'anno facciamo questa recita ed è bellissima tutti noi ci stiamo inbegnando con quelli di 5° elementare e bellissima questa recita

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francesco il 12 dicembre 2010 alle 16:36 ha scritto:

musica meditativa, ispirata e rilassante, ottima esecuzione, bellisima voce, e bravissima l'arpista. consiglio vivamente l'ascolto

Non rubare - Paolo Prodi, Guido Rossi
Libro

carloesistere, cocchicarlo@alice.it il 12 dicembre 2010 alle 15:50 ha scritto:

Visti e subiti i momenti che attraversiamo,per i quali è sempre più difficile per noi pensionati amanti della lettura e dell'unica COSTITUZIONE (BIBLIBA)attuabile,per riequilibrare questo"MONDACCIO" e facendo capire alle future generazioni,di attuare una svolta decisiva ,per il loro modo di ESISTERE,credo che sia opportuno far conoscere l'utilità di questa pubblicazione,che reputo,come sopra descritto ,una bella AUTOSTRADA a 10 CORSIE ,in cui ogni itinerario sarebbe sgombro da cattiverie e tristezze varie. Desidero pertanto,di essere edotto e illustrato per come ricevere tutti i volumi pubblicati ;Tesori questi da tramandare ai miei 8 nipoti .Congratulazioni per la scelta degli argomrnti BIBLIBI Bravi!!! Un cordiale saluto e un Buon Natale e FESTE seguenti,Carlo Cocchi

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Rongiu il 12 dicembre 2010 alle 12:57 ha scritto:

Perché credo in questa cruenta “Passione”. Parlare di Gesù figlio di Giuseppe di professione “téktón”, forse più carpentiere che falegname, non è cosa facile. Questo giovane uomo, che è stato a sua volta un téktón, che ha diviso la storia dell’umanità in prima di Lui e dopo di Lui, merita, credo, un sano e tranquillo rispetto storico, indipendentemente dal proprio credo. Miliardi di pagine ne parlano nel bene e nel male. Milioni e milioni sono i credenti, milioni e milioni sono gli increduli. In suo nome molte vite sono state spente, e sempre in suo nome i suoi seguaci hanno consumato i più efferati delitti. Insomma, per farla breve è un personaggio scomodo, eppure…, eppure…, non è un violento, non ha mai istigato alla violenza, il suo linguaggio è semplice, chiaro, illuminato. Ai fiumi di inchiostro che parlano di Gesù, si aggiungono quelli che parlano del lavoro di Mel Gibson, anche per lui i pro ed i contro, si sprecano. Molti ritengono questo lavoro convincente, rigoroso, tant’altri ancora inefficace, inesatto. Anche io voglio dire qualche cosa in proposito e, mi farò aiutare, nella prima parte di questo viaggio, da un altro straordinario “Maestro” che di storia ne ha scritta tanta, ma veramente tanta. Il nome della mia guida è Indro, il suo cognome è Montanelli. Perché proprio lui? Perché ci ha lasciato, in eredità, delle bellissime lezioni “pratiche” di libertà di manifestazione del pensiero. Se strada facendo le mie parole sono di danno a chicchessia, non me ne si voglia. Non è mia intenzione scatenare un putiferio dottrinale. Per il mio enunciato, la figura di Pietro e non solo la sua è essenziale. Scoppiato l’incendio nel 64 d.C., Nerone mise a morte per CROCIFISSIONE numerosi cristiani, tra questi anche Pietro, il famoso Kefa. E’ stato lo stesso Gesù a chiamarlo così, in aramaico significa “roccia”, “pietra”. Pietro si fece crocifiggere a testa in giù perché si riteneva indegno di morire alla stessa maniera del suo Signore. (Montanelli - nota n°1)Il supplizio si svolse là dove ora sorge il gran tempio che porta il nome del suppliziato. E i carnefici non furono nemmeno sfiorati dal dubbio che la tomba della loro vittima avrebbe fatto da fondamento a un altro Impero, spirituale, destinato a sotterrare quello, secolare e pagano, che aveva pronunciato il verdetto). . Prima di continuare il mio discorso, vediamo cosa ci dicono gli americani circa questo film e cioè: FONTI - LINGUA - LOCATION - SQUADRA CREATIVA. Fonti: La sceneggiatura di La Passione di Cristo è stata adattata dal regista/produttore Mel Gibson in collaborazione con Benedict Fitzgerald (Wise Blood, In Cold Blood, Heart of Darkness, Zelda) e racconta le ultimi dodici ore della vita di Gesù Cristo sulla Terra. Il copione è frutto dell'adattamento di un resoconto sulla Passione tratto dai quattro vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni. La lingua: Tutti i personaggi del film parlano le lingue diffuse in quel tempo. Ciò vuol dire l'aramaico per gli ebrei, fra cui Cristo e i suoi discepoli, e il "latino di strada" per i romani. Il greco, comunemente parlato dagli intellettuali del tempo, non era rilevante ai fini della storia. L'ARAMAICO: RISCOPERTA DI UNA LINGUA ANTICHISSIMA
Una delle prime decisioni prese da Mel Gibson in qualità di regista di La Passione di Cristo, è stata quella di far parlare al Gesù del suo film, la stessa lingua parlata del vero Gesù 2000 anni fa. Si tratta dell'aramaico, un'antica lingua semitica strettamente legata all'ebraico, oggi considerata da alcuni linguisti una "lingua morta", ma ancora usata nei dialetti di alcune genti in remote parti del Medio Oriente. Un tempo, però, l'aramaico era una lingua franca, la lingua della cultura e del commercio parlata in tutto il mondo, paragonabile all'inglese moderno. Nell'VIII° secolo a.C., la lingua aramaica era molto in uso dall'Egitto all'Asia Maggiore al Pakistan ed era la lingua principale dei grandi imperi di Assiria, Babilonia e in seguito dell'Impero dei Caldei e della Mesopotamia. L'aramaico si diffuse anche in Palestina, a cavallo fra il 721 e il 500 AD, prendendo il posto dell'ebraico come lingua principale. Gran parte della legge ebraica fu codificata, dibattuta e trasmessa in aramaico, che fu anche la lingua di base del Talmud. Gesù parlava e scriveva in quello che oggi viene chiamato aramaico occidentale, il dialetto degli ebrei del suo tempo. Dopo la sua morte, i protocristiani scrissero in aramaico, rendendo note la storia di Gesù e il suo messaggio in molte terre diverse. In qualità di lingua storica che esprime concetti religiosi, l'aramaico è una lingua di raccordo fra giudaesimo e cristianità. Il professore Franz Rosenthal ha scritto nel Journal of Near Eastern Studies: "A mio giudizio, la storia dell'aramaico rappresenta il trionfo più puro dello spirito umano personificato in un linguaggio (che è la forma mentale più diretta dell'espressione fisica)Š (Era) una lingua fortemente consona alla promulgazione di questioni spirituali". Per Gibson, udire le parole di Cristo pronunciate nella lingua originale, è stata un'esperienza ineffabile. Tuttavia, riportare in vita l'aramaico in un moderno film cinematografico era un compito enorme. Come si fa a realizzare un film del XXI° secolo in una lingua del I° secolo?
Gibson ha chiesto aiuto a Padre William Fulco, Capo degli Studi Mediterranei alla Loyal Marymount University, uno dei massimi esperti mondiali di lingua aramaica e di culture classiche semitiche. Fulco ha tradotto l'intera sceneggiatura di La Passione di Cristo nell'aramaico parlato nel I° secolo, per i personaggi ebraici e nel "latino di strada" per i personaggi romani, attingendo alla sua vastissima conoscenza linguistica e culturale. Dopo aver tradotto il copione, Padre Fulco, insieme a Evelina Meghnagi, ha assunto il ruolo di dialoghista sul set ed è rimasto a disposizione della produzione, per traduzioni e consultazioni da fornire all'impronta. Per rendere ancora più autentica la lingua, Gibson ha consultato madrelingua di dialetti aramaici, per capire come parlassero all'epoca. Gibson racconta di essere rimasto molto commosso dal suono di quella bellissima lingua riportata in vita. Infine, l'intero cast internazionale di La Passione di Cristo ha dovuto imparare brani in aramaico a memoria, diventando forse uno dei maggiori gruppi di artisti ad aver mai appreso una lingua antica en masse. Secondo Gibson, la lingua straniera del film ha avuto un altro beneficio, poiché ha unito un cast composto da lingue, culture e provenienze assai diverse fra loro. "Portare un cast tanto eterogeneo in un unico luogo e riuscire a fargli apprendere un'unica lingua, peraltro scomparsa, gli ha fornito un terreno comune, un senso di condivisione e ha stabilito fra i suoi componenti un legame che trascende il linguaggio", spiega Gibson. Questo ha inoltre spinto il cast ad esaminare più a fondo le proprie risorse fisiche ed emotive, al di là dell'uso delle parole. "Parlare in aramaico chiedeva qualcosa di diverso agli attori - osserva Gibson - i quali dovevano compensare la normale chiarezza della loro lingua usuale. La loro performance ha raggiunto un livello più profondo. In un certo senso era come tornare alla vecchia cinematografia, per come eravamo impegnati a raccontare la storia attraverso la pura imagery e una fortissima espressività". Location: La Passione di Cristo è stato girato interamente in Italia, principalmente in due luoghi:
• Matera: le scene della crocifissione sono state girate nella bella città di Matera, nella regione meridionale della Basilicata, dove anche Pier Paolo Pasolini girò il suo Vangelo Secondo Matteo nel 1965.
• Studi di Cinecittà: Gerusalemme è stata interamente ricostruita all'interno dei famosi studi di Cinecittà di Roma, dal noto scenografo Francesco Frigeri e dall'arredatore Carlo Gervasi
Questa unica grande struttura comprende il tempio in cui ha luogo il processo religioso al Cristo, il cortile delle numerose udienze davanti a Ponzio Pilato e il luogo in cui Gesù viene picchiato e frustato. Squadra creativa: Gibson ha chiesto al direttore della fotografia Caleb Deschamel (The Patriot, The Right Stuff) di rendere le immagini del film simili ai dipinti del grande artista del barocco italiano, Caravaggio, le cui tele sono caratterizzate da una luminosità "naturale", ricavata dal forte contrasto fra luce e ombra. "E' un'opera sublime" afferma Gibson rispetto al Caravaggio ³Così violenta, oscura, pregna di spiritualità e in alcuni momenti persino bizzarra". Il 40% del film è stato girato di notte o in interni, utilizzando dei teloni, al fine di ottenere l'effetto della luce che cerca di uscire dall'oscurità. Dopo una ricerca accurata, il premiato costumista Maurizio Millenotti (Hamlet, The Importance of Being Earnest) ha disegnato i costumi del tempo, e, per dare risalto al design visivo voluto da Gibson, ha prediletto le tonalità tipiche del Caravaggio, il marrone, il nero e il beige. Nonostante la maggior parte della troupe sia stata reclutata in Italia (e il cast sia in Italia che in Europa dell'Est), gli esperti del trucco e dei capelli, guidati da Keith VanderLaan e Greg Cannom (A Beautiful Mind, Pirates of the Caribbean) sono stati importati da Hollywood. Gibson sapeva che avrebbe avuto bisogno dei migliori specialisti di trucco del mondo, per creare il crudo e straziante realismo delle scene della fustigazione e della crocifissione. Per le ultime sequenze del film, l'attore James Caviezel, che impersona Gesù, si è sottoposto quotidianamente a sette ore di trucco.
CROCIFISSIONE - Ma cos’è e in cosa consiste la crocifissione? La croce. Questo legno ai tempi di Gesù aveva, per quel che ho letto, 3 tipi di forma. “Croce capitata”, “Croce commissa”, “Croce di S. Andrea”. Con molte probabilità per Gesù fu utilizzata la prima. Questa croce è formata da due parti: il palo orizzontale chiamato “antenna” ed il palo verticale che si piantava in terra chiamato “staticulum”. Alla metà di questo staticulum sorgeva un “sedile” su cui poggiava a “cavallo” il corpo del crocifisso. Infatti è impensabile che solo i chiodi potessero reggere l’intero peso. Probabilmente anche il cosiddetto “suppedaneum” e cioè il pezzo sul quale poggiano e sono inchiodati i piedi, è un sostegno inesatto, non plausibile. Il palo verticale, dopo la sentenza veniva preparato sul luogo stabilit e si piantava mancante di quello orizzontale. E’ chiaro che il luogo scelto doveva avere un buona visibilità, a motivo di ciò i luoghi molto affollatii erano i preferiti. Che cosa ha portato Gesù sulle spalle? Sicuramente il palo orizzontale (antenna), su di una tavolozza (titulus), poi, veniva scritta la sentenza. Quando Spartaco fu battuto definitivamente, 6000 uomini SEIMILA! prigionieri furono crocifissi per ordine di Crasso ed esposti lungo la strada da Capua a Roma (via Appia). La pena della crocifissione procurava un cruento strazio che al reo cittadino romano, non non era comminata. Per “quaternio” si intendono i soldati (quattro) che scortavano il “cruciarius”, il condannato. Un quinto uomo aveva l’incarico di verificare la morte dell’uomo crocefisso (exavtor mortis), questo compito spettava al centurione. FLAGELLAZIONE – La flagellazione o fustigazione, era inflitta con molta frequenza dal potere Romano. Pezzi di ferro o di ossa erano fissati all’estremità della frusta. Di conseguenza, brandelli di carne, lacerazioni profonde, e così via, venivano prodotte sul corpo del flagellato. Che cosa è uno shock ipovolemico? E’ la diminuzione, a seguito di emorragie, del sangue che circola all’interno del corpo umano. Il cuore si vede costretto ad aumentare il proprio “lavoro” per cercare di irrorare, le parti periferiche del corpo. Conseguenza naturale di questo tipo di shock è la morte. Gesù, chiamato nel film, יהושע pronuncialo (Yĕhošūa‘), subisce la flagellazione all’interno del pretorio di Ponzio Pilato e per suo ordine. GIUDEA – SINEDRIO - SADDUCÈI – FARISEI - SCRIBI – TRADIMENTO E DEFERIMENTO A PONZIO PILATO - ULTIMA CENA – GETSEMANI (nota Montanelli n° 2) La Giudea era una delle province più tartassate dal malgoverno imperiale. Era riuscita due secoli e mezzo prima, con miracoli di coraggio e diplomazia a liberarsi dal dominio persiano e aveva ritrovato, per una settantina d’anni, la sua indipendenza, sotto la guida dei suoi re-sacerdoti da Simone Maccabeo in giù. La loro reggia era il Tempio di Gerusalemme. E qui gli Ebrei si asserragliarono per resistere all’invasione di Pompeo, che voleva estendere anche su questa terra il dominio di Roma. Combatterono con la forza della disperazione , ma non vollero rinunziare alla pausa del sabato, che la religione imponeva. Pompeo se ne accorse, e proprio di sabato li attaccò. 12.000 DODICIMILA persone furono MASSACRATE. Il Tempio non venne saccheggiato. La Giudea diventò una provincia romana. Si ribellò pochi anni dopo, pagò il tentativo con la li berta di 30.000 TRENTAMILA cittadini venduti come schiavi, e ritrovò uno sprazzo d’indipendenza.

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anita zilio il 11 dicembre 2010 alle 16:50 ha scritto:

conoscevo già da tempo questo testo ed è sempre attuale e ben fatto...per i bambini anche della scuola dell'infanzia è molto adatto.

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Un utente il 9 dicembre 2010 alle 23:42 ha scritto:

Un'appassionata lettera della Delbrêl rivela tutta la sua adesione alla realtà dei preti operai. Tra luce ed ombre di quell'esperienza così fortemente legata alla realtà proletaria-operaia del XX secolo.

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Un utente il 9 dicembre 2010 alle 23:39 ha scritto:

Graffiante, sagace, stuzzicante, imprevedibile, spiazzante... Frammenti di vita autobiografici messi in bocca ad un monaco immaginario.
Terminano il libro una serie di testi poetici (Poemetti del piccolo monaco) che sono, a mio avviso, il vertice della "mistica del quotidiano" della Delbrêl.

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Un utente il 9 dicembre 2010 alle 23:33 ha scritto:

Riflessioni profonde e molto personali sul tema della missione. Riporto dal primo capitolo: " [...] Impariamo che il Signore viene in noi come su un sentiero che lo conduce ad altri. Impariamo che ricevere il Signore in verità significa trasmetterlo. [...] Impariamo che non vi sono due amori: colui che abbraccia Dio deve avere posto per il mondo intero tra le sue braccia; colui che riceve il peso di Dio nel suo cuore, vi riceve il peso del mondo".

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7180378 Marco Aurelio Cardoso Macedo il 9 dicembre 2010 alle 18:34 ha scritto:

Gesù è quello che guarisce la nostra ferita. Senza ferita è impossibile che un ministro sia, nella sua plenitudene, quello che va nel profondo, nella radice, di ogni male, di ogni sofferenza. Con questo libro, Henry Nouwem ci insegna a vivere con la tua ferita, con la tua sofferenza, uscire da sè stesso e aiutare l'altri, come imagine del Dio vivente, del Dio che guarisce tutte le nostre feriti.

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Un utente il 9 dicembre 2010 alle 18:15 ha scritto:

Non è un commento "tecnico" bensì tutto "spirituale": davvero molto semplice e profondo che aiuta la meditazione personale. Il formato "tascabile" lo rende uno strumento agile da portarsi sempre dietro. Tutta questa collana della madre Badessa Canopi è godibilissima: da leggere e regalerare!

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Un utente il 9 dicembre 2010 alle 17:49 ha scritto:

Ecco una "Lettura continua" del libro dell'Esodo, per scoprire, guadati dalle benedettine di S. Giulio, come quell'avventura spirituale dell'antico popolo ebraico, non è così lontana dal cammino spirituale che deve compiere, ogni uomo, nella sua vita.

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