Citazione spirituale

La voce dei clienti

Tutti i commenti (da 24751 a 24765 di 33701)

La mia Messa - AA. VV.
Libro
AA. VV. Elledici (novembre 2008, 48 p.)

Luigi Ricetta il 12 febbraio 2015 alle 13:41 ha scritto:

Ottimo....

Dammi il cinque! - Molly Wigand
Libro

CATERINA TRAPANI il 12 febbraio 2015 alle 11:30 ha scritto:

Dammi il cinque è un libro che ho comprato perché mio figlio mi ha detto di averlo visto da un suo amico e gli è piaciuto. L'abbiamo letto insieme e devo dire che mi è piaciuto tanto e sopratutto e piaciuto a mio figlio.

Che rabbia! - Molly Wigand
Libro

CATERINA TRAPANI il 12 febbraio 2015 alle 11:26 ha scritto:

Secondo me è un libro molto bello e sopratutto molto colorato che riesce a suscitare interesse nei bambini anche più piccoli e imparano delle buone regole di vita giocando. Ai miei bimbi è piaciuto tanto sopratutto a quello di sei anni e lo dovuto leggere più volte. Parla di un argomento che fa parte di tutti noi e quindi qualche consiglio fa solo bene.


Padre angelo catapano, acatapano55@gmail.com il 12 febbraio 2015 alle 11:09 ha scritto:

“Giuseppe di Nazareth”, per la regia di Raffaele Mertes e la musica di Marco Frisina, è il primo film che tratta di san Giuseppe in maniera specifica e con maggiore aderenza al Vangelo. Qui il protagonista è proprio san Giuseppe, interpretato dall’attore Tobias Moretti, e la storia viene raccontata attraverso i suoi occhi celesti. Secondo il cinico re Erode (che scade a volte nella macchietta), Giuseppe è il “migliore artigiano del mondo”, per cui lo chiama a lavorare prima alle porte del tempio e poi al suo stesso sarcofago. Secondo Giuseppe, il re Erode è “nelle mani di Dio”, per cui davanti alle sue ingiustizie come a quelle dei Romani non si può rispondere con la violenza, perché “non si ottiene nulla con la forza”. Giuseppe è della stirpe di Davide, ma non cerca il potere e vive in semplicità; è un uomo forte, che sa affrontare ostacoli e nemici con coraggio e con l'arma del dialogo. Davanti allo stupro subito da una donna, la sua posizione è disarmante: non va incolpato Dio per le colpe degli uomini, ogni bambino (anche il figlio della violenza) è figlio di Dio e va accettato. Giuseppe, pur nella sofferenza, non pensa a sé e consola il dolore degli altri. Perciò è l'uomo “giusto”, quello di cui Dio stesso si serve per la sua opera di salvezza.
Gioacchino chiede a Giuseppe di sposare sua figlia Maria e gli dice: “lei ha bisogno di una roccia, di un uomo come te”! Tornando da Gerusalemme e dopo la visita di Maria ad Elisabetta, Giuseppe la trova inaspettatamente in stato interessante; si dibatte allora nel dubbio e nel dolore. Con qualche battuta forse eccessiva, scaraventa per terra gli oggetti e grida: “Io credo ai miei occhi!”. Rivolge alla sposa le sue domande, cariche di amarezza: “Ti hanno aggredita? Ti hanno costretta? Pensavi che fossi morto?”. Le dichiara: “Maria, io ti amo, tu lo sai che sono un uomo semplice!”. Ripete a se stesso: “Io devo confidare nel Signore, è l'unica cosa che posso fare!”. Sconsolato, nel buio della notte si chiede il perché di quello che è successo; finché l'annuncio del Signore non diventa chiaro anche per lui: “Giuseppe, non aver paura di prendere con te Maria tua sposa; il figlio che nascerà tu lo chiamerai Gesù”! La strada ormai è aperta.
In procinto di recarsi a Betlemme per il censimento, Maria rincuora Anna, sua madre: “non ti preoccupare, Giuseppe ci proteggerà!”. Al momento della nascita di Gesù in una grotta, è lei stesa che glielo presenta e subito lo rassicura sulla sua paternità: “Giuseppe, ecco nostro figlio, tienilo in braccio...”. Il rifiuto dell'ospitalità a Betlemme, i doni dei pastori e dei magi, la crudeltà di Erode, la strage degli innocenti, la fuga in Egitto, tutto quanto accade, viene visto con gli occhi di Giuseppe che, finalmente portati in salvo Gesù e la madre, può innalzare il bimbo al cielo e gridare: “mio figlio!”. Passano gli anni in esilio, in terra straniera. Gesù diventa un ragazzo, impara a lavorare il legno; a un certo punto chiede a Giuseppe: “padre, come è il tempio?”. E' la richiesta che riapre i ricordi, la nostalgia della propria terra, dei pellegrinaggi a Gerusalemme, di quegli intarsi eseguiti con perizia e amore ... Ci sarebbe tanto da dire, e Giuseppe racconta, guardando più al futuro che al passato, tenendo il figlio sulle ginocchia: “E' meraviglioso; le colonne in marmo bianco brillano alla luce del giorno. E' come se il Signore volesse dirci che è soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto nella sua casa, ed egli è lì, insieme a noi suoi servi .... Per quanto la vita ci faccia soffrire e per quanti dubbi possiamo avere, nel tempio non ci si sente mai soli... E un giorno ogni uomo andrà al tempio per festeggiare, e non ci sarà più la guerra, gli uomini vivranno in pace, il deserto fiorirà e non ci saranno più lacrime, perché nessuno sarà più triste”.
Nei sogni di Giuseppe, lontano dalla patria giunge ancora una volta la voce celeste: “Erode è morto, prendi tua moglie il bambino, e torna a Nazareth”. Detto fatto: dall'Egitto si va in Galilea e si riprende la vita familiare. Quando Gesù compie i 12 anni, dopo il rito di iniziazione, i genitori lo accompagnano al tempio a Gerusalemme. C'è il trambusto dei mercanti, dei pellegrini venuti per la Pasqua, degli animali da offrire in sacrificio... Al ritorno, Giuseppe e Maria si avvedono di avere smarrito Gesù e tornano angosciati sui loro passi per cercarlo. Quando lo ritrovano, mentre parla con sapienza ai maestri del tempio, per tutta risposta si sentono dire: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del padre mio?”. Giuseppe capisce che e arrivata la sua ora e la sua missione è compiuta. Pensa che da quel momento non ha più nulla da insegnargli: “Ora non servo più! Riuscirò mai a capirlo, a vederlo come sarà?”. Il figlio però lo rincuora: “Perdonami, non volevo farti soffrire. Ti prego, padre, portami a casa!”. Con gesto affettuoso, il padre gli dà una pacca sulla testa.
L'ultima sequenza (come nel precedente film dello stesso regista) è significativa. Ormai sul letto di morte, Giuseppe esclama fiero e accorato: “Gesù, qualche volta ho desiderato che tu fossi veramente mio figlio, ma tu sei quello che devi essere. Sei l'unto del Signore, sei suo figlio! E io ho ricevuto il più grande di tutti i doni, io ti ho conosciuto. Adesso posso morire in pace. Gesù, prenditi cura di Maria, perché lei è più preziosa e più importante della mia stessa vita! Mio amatissimo e mio unico figlio!”. Gesù gli chiede: “Benedicimi, padre!”. E lui gli risponde: “Io ti benedico, figlio ... Figlio dell'Altissimo”. Infine, ritorna quella domanda, che chissà quante volte san Giuseppe si sarà fatta nel corso della sua vita, vedendo l'ordinarietà della crescita di quel bimbo avuto in dono da Dio: “Tu chi sei Gesù?”. E la risposta non tarda ad arrivare: “Sono tuo figlio”! E' la risposta rassicurante, che suggella la missione di Giuseppe di Nazareth: una paternità, nei riguardi del Figlio di Dio, non di carattere naturale ma davvero autentica ed unica al mondo.

Leggi tutti i commenti (3)

Catechista Giuliana Nicolini il 12 febbraio 2015 alle 09:29 ha scritto:

E' una guida bellissima, un cammino quotidiano indispensabile, una fonte di rinnovata spiritualità.


Valeria Del Sole il 12 febbraio 2015 alle 08:28 ha scritto:

Bel libro mi è piaciuto moltissimo.

Leggi tutti i commenti (2)

DIEGO DONNA il 11 febbraio 2015 alle 22:20 ha scritto:

Importante opera che consente anche un modo nuovo di comprendere e di vivere il cuore dell'anno liturgico: il triduo pasquale. Un'opera che rilegge gli ultimi giorni di vita di Gesù e che permettono al cristiano di capire il valore salvifico della sua morte come dono per l'umanità.


mimmo vaccaro il 11 febbraio 2015 alle 22:17 ha scritto:

Buono, conferma in questa veloce lettura l'utilità degli esercizi spirituali.

Leggi tutti i commenti (2)

DIEGO DONNA il 11 febbraio 2015 alle 22:16 ha scritto:

La preghiera del cuore, nel silenzio, come esperienza di un autentico dialogo di amore con il Dio che si è fatto vicino all'uomo. L'invocazione: "Gesù abbi pietà di me" ci permette di abbandonarci tra le braccia di un Padre che sempre perdona e infonde vita nuova a chi si affida continuamente a Lui.


Gabriella Fantozzi Macale il 11 febbraio 2015 alle 11:11 ha scritto:

Qualsiasi libro sul Cardinale Martini è dottrina pura, in quanto il soggetto stesso è esempio santo di vita consacrata, ma anche di vita umana come amico di Dio.


Gabriella Fantozzi Macale il 11 febbraio 2015 alle 11:09 ha scritto:

Pensavo mi togliesse i miei dubbi sulla utilità della filosofia, ma non ho ancora capito il perché esista la filosofia. A che serve? Io credo che ognuno di noi possa trovare dentro se stesso la filosofia della sua vita.


Gabriella Fantozzi Macale il 11 febbraio 2015 alle 11:07 ha scritto:

Sono di una spiritualità esemplare: ti presentano la Pasqua come un episodio triste di morte, ma come sia bella la vita che al termine della stessa trova la Resurrezione.


Daniel il 11 febbraio 2015 alle 00:15 ha scritto:

Un ottimo saggio che mette insieme nozioni tecniche relative alla fotografia e agli effetti d'illusione ottica, studio sulle apparizioni, riflessioni teologiche e catechesi sui sacramenti. Libro sicuramente originale.

Leggi tutti i commenti (48)

Catechista Isabella Mingardi il 10 febbraio 2015 alle 12:14 ha scritto:

Un libretto che mette in comunione l'uomo con Dio.
La preghiera semplice di chi sa che ha tutto da farsi perdonare e niente da donare,se non l'apertura del cuore,e la chiave è tutta lì...nella preghiera.

Leggi tutti i commenti (9)

Un utente il 10 febbraio 2015 alle 09:29 ha scritto:

Ho ricevuto questo testo da un amico. Ho letto questo testo molto breve e significativo. Inviterei altri a leggerlo.

Leggi tutti i commenti (2)