Citazione spirituale

La voce dei clienti

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Antonella il 8 novembre 2011 alle 11:07 ha scritto:

Cantare, a volte, significa pregare due volte.
Ascoltare canti come "Cerco la tua voce", di Gen Rosso, mette l'uomo dinanzi alla sua umanità e lascia trapelare il soffio della straordinaria Divinità di un Dio che ancora c'è sempre.


Catechista MARIA PESOLA il 7 novembre 2011 alle 12:42 ha scritto:

E' stato uno dei recital che i ragazzi ricordano con molto affetto. E' divertentissimo ma senza tralasciare il messaggio. noi l'abbiamo proposto ai ragazzi dalla prima elementare alla terza media dividendo un pò i compiti tra canti, recita e coreografie... Fu un successone.....buon divertimento a chi lo proverà.

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Catechista MARIA PESOLA il 7 novembre 2011 alle 12:34 ha scritto:

ottimi canti per cori giovanili. Noi li abbiamo proposti per più anni. Facile esecuzione.

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pasquale ali' il 7 novembre 2011 alle 11:58 ha scritto:

Sto aspettando il libro. Ho conosciuto personalmente Mons. Bregantini e ho letto un altro suo libro, molto bello.


oscar il 7 novembre 2011 alle 11:24 ha scritto:

nel corpo del volume vi è un corposo e ottimo lavoro di ricerca svolto da un monaco di Bose, nel tempo nella storia, una lettura non facile ma interessantissima ed affascinante, complimenti.

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Catechista lucia ceraolo il 6 novembre 2011 alle 22:28 ha scritto:

ok anche per la guida!!!!!!!

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Catechista lucia ceraolo il 6 novembre 2011 alle 22:27 ha scritto:

mi piace molto....lo faro' conoscere ai genitori e al parroco e vi faro' sapere per un nuovo ordine

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Catechista lucia ceraolo il 6 novembre 2011 alle 22:23 ha scritto:

interessante sicuramente lo regalero' ai miei bambini del catechismo e ci lavoreremo insieme...


Luisa Ponzuoli il 6 novembre 2011 alle 21:02 ha scritto:

E' una delle più belle agende che abbia mai avuto. Sinceramente ho già in programma di regalarlo ad alcune mie amiche. Pratica nella forma, bella la copertina ma soprattutto questa agenda offre, giorno dopo giorno, la possibilità di fermarsi un attimo a riflettere sulle belle frasi che si trovano in calce ad ogni pagina.


annamaria simonutti il 6 novembre 2011 alle 19:42 ha scritto:

Un importante sussidio per la meditazione quotidiana e personale della Parola, unica preghiera che ci accompagna e ci rinnova nella nostra formazione spirituale , la Parola, sostegno nelle difficoltà e nelle paure , che ci rafforza e ci parla del nostro Signore.


annamaria simonutti il 6 novembre 2011 alle 19:38 ha scritto:

è stato un libro che mi ha fatto prendere coscienza dell'orrore della guerra. Me l'ha fatto vivere entrando nelle situazioni vissute dall'autore, terribile , angosciante e reale . Stupenda la generosità dell'adozione che riscatta in piccola parte le brutture vissute da quel popolo.Un


Luan Masiero il 6 novembre 2011 alle 15:17 ha scritto:

è un bel libro con delle parole che vengono dal cuore, ed è libro non impegnativo per i bambini.

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vincenzo il 4 novembre 2011 alle 22:54 ha scritto:

Io l'ho conosciuta ed è tutto vero ......

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Umberto Masperi il 4 novembre 2011 alle 18:41 ha scritto:

II°
MONDO SIMBOLICO:
Dopo : A. culto ed esistenza; B. Messa,Cena e Calvario, ecco il punto in questione: C “Accesso a un mondo simbolico”.
** * Il tema,premetto subito , è assai delicato,sottile: non essendo possibile svisceralo, mi devo limitare ad semplice cenno ( chiaro :per stimolare alla lettura !), anche se possono sorgere alcuni equivoci ( cfr. la Postfazione,p.125). Il ricorso frequente alle espressioni “simbolo”,”simboleggiare” - osserva Léon-Dufour - richiede una considerazione specifica.
1) Di solito “simbolico” viene inteso come “non reale” ( cfr. anche i teologi ai tempi del Concilio di Trento). “Per noi oggi –dichiara l’esegeta gesuita- il simbolico non contraddice il reale, MA NE E’ IL SENSO PROFONDO” (p.116, sott.mia).
2) La forza (funzione) evocativa del simbolo: mostra uno stretto rapporto tra ciò che si vede in modo sensibile (immediato) ed una realtà più elevata. Non più “causa-effetto”, ma “integrazione”, secondo la maniera biblica di pensare (significato: la salvezza; significante:la materia ).
3) “Celebrando l’eucaristia la Chiesa … compie un atto salutare … un “atto di linguaggio”. Essa esprime simbolicamente il mistero che fa esistere”.
4) La continuità che unisce la messa alla Cena: la Chiesa esprime il passaggio di Gesù ( la sua Pasqua di salvezza), non come un “effetto” dell’azione liturgica, ma come ‘azione stessa’ di Gesù: attualizzando le parole di Gesù. È Gesù che agisce, attraverso lo Spirito.
5) La presenza reale è il mistero che va posto evitando i due eccessi: quello del “materializzare” (come presenza di ordine materiale),quello dello “spiritualizzare ( come una presa di coscienza di una realtà permanente, come si ebbe già in Berengario di Tours,X secolo, condannato dalla Chiesa).
6) Ci si può esprimere,dicendo:”Il pane “è” e “non è” il corpo di Cristo; suggerisce Léon-Dufour: non sono io all’origine del mistero. La presenza è “oggettiva” proprio perché dipende dall’iniziativa del risorto che io,per mezzo della fede, colgo nel mistero. “ Non sono io che dichiaro l’identità tra il pane e Gesù, ma sono io che,con la Chiesa,credo e dichiaro che il pane è divenuto Gesù che ci offre la sua vita”.
*** Il testo scritto negli anni post-conciliari .
Io lo interpreto come un testo ,cioè,in cui si pone l’esigenza di un linguaggio più vicino a quello biblico ( rispetto a quello della teologia scolastica). Si avverte subito: non è per sostenere una novità ( per così dire ) ma per procedere sulla linea di rinnovamento post conciliare.
Testo NON SOLO BELLO , ma … efficace ( se ci pensiamo tutte le volte che anche noi … NON “assistiamo” alla messa - mia polemica sull’antico rito , non mi nascondo - MA partecipiamo alla celebrazione:
a) “ Questo incontro di Gesù nel pane eucaristico mi porta prima di tutto a Dio; il progetto di Gesù infatti si identifica con il progetto di Dio stesso … sono in comunione con l’opera di grazia di cui il Padre è la sorgente”.
b) Come nelle “ apparizioni” del risorto ( = l’esempio utilizzato da Lèon-Dufour) dopo il riconoscimento viene la missione (“Andate”).
“ Mediante l’incontro cultuale, sono inviato nel mondo; l’eucaristia si apre nel servizio fraterno”.
“ Nel passato, l’espressione ‘corpus mysticum’ designava propriamente l’Eucaristia “ ; oggi è la Chiesa che viene chiamata “corpo mistico di Cristo”.
c) “Presenza” attiva, “sinergia”, “ l’eucaristia fa la Chiesa”. Il Cristo si dona come cibo, è il nutrimento della Chiesa.

TERMINO con una semplice osservazione: approfondire sempre meglio il significato di “simbolo” ( e ,quindi, di “linguaggio simbolico” ) con COSTANTE riferimento al testo evangelico,riscoprendo la fonte di ricchezza-verità in essa zampillante, non è forse come … l’esigenza di cogliere nella sua specificità il significato di “analogia” ( con buona pace di K.Barth) e quindi di “linguaggio analogico” ( = per analogia ) quando, partendo dalla … ‘ragione’, si affronta il problema del discorso su Dio ( conoscenza di Dio, “parlare “ di Dio) ?
CERTO: due contesti-livelli diversi, ma il primo ci è , come credenti, più ‘vicino’ ( è la nostra vita: sacramento,liturgia,comunione ecclesiale).

Umberto Masperi il 4 novembre 2011 alle 18:11 ha scritto:

Commento in due parti, a causa della lunghezza ,resasi necessaria.
>

Sull’eucaristia va certamente segnalato questo lavoro del grande esegeta francese Xavier Léon-Dufour che ci ha dato testi di grande spessore e competenza per l’approfondimento del messaggio della Bibbia,soprattutto del N.T. ,negli anni 60-80 del secolo scorso (è morto quattro anni fa, 2007). E’ sufficiente ricordare il magistrale :“Lettura dell’Evangelo secondo Giovanni” che manifesta la particolare attenzione che sempre ebbe per il quarto evangelista.
Questo testo, ANCHE SE nella “Premessa” ha una punta polemica ( che non condivido ) sull’aspetto di “adorazione” del Santissimo esposto sull’altare ( “Perché non protestare la subordinazione della messa all’esposizione del Santissimo”),dovuta ( come non è difficile capire, con quel ‘subordinare’!) ad una prospettiva “settoriale” su tale Mistero che l’esegeta intende criticare o superare , TUTTAVIA ci offre un discorso che andrebbe seguito attentamente,con precisione, per risalire alle “origini” ( già con la scelta di “Pane di vita”, anziché “eucaristia”, nel titolo). “Il mio intento … non è quello di un dogmatico …E’ quello di un esegeta:proporre al lettore i testi eucaristici perché possa coglierne meglio il senso e la portata”.
La ricchezza di contenuto si evidenzia subito: dalla pratica primitiva dell’eucaristia all’approfondimento dei testi sulla Cena di Gesù secondo le due tradizioni (cultuale e testamentaria); dalla sottolineatura-spiegazione della parola sul pane ( mio corpo) e sul calice (sangue versato) al grande imperativo (il memoriale:”Fate questo in memoria di me”).
Con la sensibilità sopra segnalata ,il cap.6 è dedicato al “Pane della vita secondo Giovanni”.
** DICO subito ,dopo questa doverosa premessa sul contenuto, che la lettura mi è stata veramente utile (anzi: un preciso ‘apprendimento’), per essere stato aiutato a capire , un po’, un concetto che mi è sempre risultato piuttosto difficile ( qui ,ora, nella sua valenza teologico-liturgica; altrove nello “specifico” del problema filosofico della conoscenza): il SIMBOLO. ( E , con l’occasione, anticipo che c’è un libro che veramente raccomando :”Un biblista cerca Dio”.EDB,2004,raccolta di saggi, con il XIX ”Per una lettura simbolica del IV Vangelo”,1980; un libro che chissà se un giorno mi “sentirò in grado” di commentare !).

SIMBOLO . Infatti il cap. 7 ( “Apertura” ) pone la domanda :
”Qual è il senso dei testi
per me,oggi ?".