Citazione spirituale

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La voce dei clienti - DVD

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Fabrizio Gambino il 12 dicembre 2008 alle 14:48 ha scritto:

E' bellissimo! E' la Certosa di Serra San Bruno (VV)!

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Marco Pellacani il 26 luglio 2008 alle 10:42 ha scritto:

Il grande silenzio ha avuto un grande successo in tutto il mondo. Si è chiesto quali sono le ragioni per le quali il suo documentario è riuscito a interessare così tanti spettatori?

Sono onesto: mi aspettavo che questo film sarebbe stato visto da parecchia gente. Credevo in questo progetto, pensavo che potesse avere delle potenzialità di comunicazione. Però non mi aspettavo così tanti spettatori, questo certamente no. Parlando con il pubblico, prima e dopo le proiezioni de Il grande silenzio, ho capito che sono tre le ragioni fondamentali del successo del film. La prima è legata al bisogno di una spiritualità profonda, un’esigenza, da parte della collettività, in ogni parte del mondo, molto più accentuata di quanto si possa di norma pensare. E Il grande silenzio consente allo spettatore comune, osservando una diversa scelta di vita, intensa, serena e pervasa dalla Grazia, di riflettere sul proprio vissuto quotidiano, sulla distanza che c’è tra quel tipo di esistenza e la propria. La seconda ragione è che, in Germania ma anche nel resto d’Europa, c’è una forte preoccupazione nella gente di perdere il proprio posto di lavoro. Questa paura condivisa e condivisibile della disoccupazione, o perlomeno della precarietà occupazionale, è la dimostrazione che certi ritmi esasperati in ufficio e la competizione sfrenata tra colleghi non ha senso, è l’illusione di una sicurezza economica che non corrisponde più alla realtà. Allora il pubblico, osservando i monaci che dal lavoro nei campi traggono soltanto il nutrimento essenziale per sopravvivere, dedicando al contrario tutto il loro tempo al rapporto con l’Assoluto, credo che tragga da quell’esempio uno stimolo profondo, un insegnamento particolarmente efficace per la propria crescita interiore.



E il terzo aspetto?

E’ collegato alla seconda ragione. C’è una grande tristezza, a mio avviso, nelle persone che dedicano ogni energia ai propri interessi personali. C’è un egoismo diffuso, nella nostra società, che investe la sfera degli affetti, del denaro, del tempo libero e che talvolta appare invalicabile. Invece, la leggerezza con cui i monaci de Il grande silenzio affrontano ogni giornata dimostra che c’è un’altra dimensione dell’esistenza, totalmente disinteressata agli affanni quotidiani, slegata dai beni materiali e predisposta al viaggio interiore, alla conoscenza di sé attraverso la vicinanza con Dio. Ecco, credo che questa leggerezza faccia molto bene al pubblico, perché propone un’alternativa concreta, chiara, persino affascinante ad una programmazione della vita troppo egocentrica. Sì, credo che vivere solo per i propri obiettivi sia davvero deprimente...



(...)



In alcune sequenze Il grande silenzio riesce anche a “desacralizzare” l’immagine dei monaci di clausura, ad esempio quando uno di loro parla con i gatti a cui dà da mangiare o quando alcuni gruppi si ritrovano insieme a chiacchierare nel giardino del monastero...

Sì, non è vero che Il grande silenzio racconti l’esperienza ascetica e contemplativa dei certosini solo in termini di rigore e disciplina. Certo, le regole ci sono e nel monastero devono essere rispettate. Però ci sono anche momenti di svago, che stando a contatto con i monaci per così lungo tempo ho cercato di cogliere e restituire al pubblico. Ciò che mi ha più colpito di loro è che dietro le tuniche dei religiosi ci sono degli uomini. Uomini che hanno verso la vita un’attitudine speciale, che non temono la morte e che dedicandosi a Dio hanno raggiunto una libertà interiore straordinaria, a volte quasi infantile. Io volevo mostrare tutto questo: non dei santi, ma degli uomini coerenti con la loro scelta. Non persone che si sono autoescluse dal mondo, ma, al contrario, persone che sono in cammino verso una qualità di vita molto più alta della nostra. Non delle icone, ma degli esempi illuminanti.



(da un’intervista a Philip Groning, autore de “Il grande silenzio”)

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Un utente il 6 giugno 2008 alle 20:15 ha scritto:

per chi crede, è un film vero. perchè dire che c'è troppo violenza, crudeltà se questa c'è stata veramente se Gesù ha veramente patito tutto quello che noi vediamo in questo film, perche negare la realtà di quello che è stato veramente? Secondo me è il miglior film sulla VERA passione di Gesù. E l'interpretazione di Jim Caviezel lascia senza fiato!

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Sig.na Clorinda Canelli il 30 maggio 2008 alle 17:13 ha scritto:

Invito tutti ad comprare e vedere questo film. E' semplicemente meraviglioso, adatto alla visione da parte delle famiglie.